RomaSpunta anche una sforbiciata agli enti pubblici nel menù della manovra economica. Nel mirino di Giulio Tremonti ci sono lIstituto di analisi economica (Isae), lIstituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), il Comitato microcredito, lEnte italiano montagna, lIstituto per gli affari sociali, e la Difesa servizi spa. A rischio anche lIstituto per il commercio estero (Ice), che potrebbe essere inglobato nel ministero degli Esteri. Nella manovra troverebbe posto anche lagognata riorganizzazione degli enti previdenziali: Enasarco (commercianti), Ipost (dipendenti postali) e Ipsema (marittimi) verrebbero inglobati nellInps e lultimo nellInail, con un risparmio di 3,5 miliardi in dieci anni.
Immediato, invece, il taglio di spesa legato ai contratti del pubblico impiego. Il blocco della contrattazione - questa la voce circolata nelle ultime ore - si estenderebbe anche al comparto difesa e sicurezza, quindi militari e polizia. Un rinvio, questultimo, che farebbe risparmiare allo Stato una cifra variabile fra 200 e 700 milioni di euro. Mentre sul fronte della lotta allevasione fiscale, vengono confermati i limiti alluso dei contanti per i pagamenti. Si parla molto di un condono edilizio da 5 miliardi, ma non vi è alcuna certezza in proposito.
Giocoforza, i tagli più cospicui dovranno concentrarsi sui grandi centri di spesa: pensioni, sanità, pubblico impiego, enti locali. Proprio ieri Tremonti ha incontrato il presidente dellAnci Sergio Chiamparino e una delegazione di sindaci: in cambio della promessa a collaborare sul fronte dei tagli ai trasferimenti ai Comuni, un miliardo nel 2011 e 2,2 miliardi nel 2012, hanno chiesto la riduzione dei tagli di questanno e una rimodulazione del patto di stabilità interno. Si è discusso anche della sanatoria delle case «fantasma», ignote al catasto, che rappresenta uno dei piatti più forti della manovra con un introito previsto di 1,5 miliardi ma, conferma il sindaco di Torino, non è stato fatto alcun cenno a un condono edilizio generalizzato. «Lobiettivo è quello di varare la manovra martedì, ma non ci sono certezze», aggiunge Chiamparino.
In realtà, sembra proprio che i tempi si allunghino un po. Da parte di settori di maggioranza (e probabilmente dello stesso premier Berlusconi) non cè alcun entusiasmo per il rinvio dei pensionamenti ipotizzato nella manovra attraverso la chiusura delle finestre di uscita dal lavoro. Eppure Cisl e Uil hanno mostrato aperture sullo slittamento dei pensionamenti. Così come non cè entusiasmo per il ripristino dei ticket sanitari. In questo caso, tuttavia, sono le Regioni a doversi assumere la responsabilità di introdurre i ticket, se i loro bilanci non consentono risparmi corrispondenti. Infine, cè ostilità ad affiancare alla regolarizzazione delle case «fantasma» una vera a propria sanatoria edilizia. Preoccupa poi, e non poco, la possibile rivolta dei dirigenti pubblici contro i tagli alle loro retribuzioni.
Insomma, il rischio è che, arrivati al dunque, restino in piedi i micro-tagli e vengano annacquate le misure sostanziali che costituiscono il «grosso» della manovra. Un pericolo da non sottovalutare. I mercati finanziari, che non sono molto sofisticati nellanalisi della spesa pubblica di ciascun Paese, vogliono interventi nei grandi settori: pensioni, sanità, pubblica amministrazione, spesa locale. A queste richieste la manovra risponde con tagli orizzontali che riguardano, con poche eccezioni, tutti i ministeri. E con il blocco degli aumenti contrattuali per i pubblici dipendenti (compreso il comparto difesa e sicurezza).
Potrebbero essere i mercati a risolvere i crescenti problemi di natura politica che si presentano a Tremonti.
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