Qual è il compito dei cattolici in politica oggi? Il tema è «caldo» soprattutto dopo linvito di Benedetto XVI, che ha già da tempo auspicato una nuova generazione di politici cattolici. Se ne occupa anche il cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, autorevole esponente dellepiscopato italiano, nel libro Buone ragioni per la vita in comune (Mondadori, pp. 108, 17,50 euro). Il porporato, ricordando come sia necessario impegnarsi «senza trasformare la fede in utopia, lazione in egemonia, il compito in militanza», sostiene che i cattolici sono oggi chiamati a vivere «un confronto a 360° con tutti i soggetti in campo, teso a individuare i beni comuni sia spirituali che materiali e le politiche adeguate a promuoverli». E aggiunge che «i cattolici non devono rassegnarsi all'irrilevanza come cattolici», mantenendo, pur nella diversità di opzioni partitiche «il senso comune di appartenenza ecclesiale» mostrando «la necessità dellunità nelle questioni non negoziabili». Questa unità sui valori non negoziabili, «esalterà la libertà nella sfera dellopinabile, quando non sono in gioco questioni di principio».
Scola osserva che oggi «limpegno politico dei cattolici deve necessariamente passare per la capacità della loro esperienza di fede di generare cultura». E richiama al fatto che per il cristiano limpegno civile e politico altro non è che «il prolungamento, fatte le debite distinzioni, della logica della testimonianza». Senza però mai cadere nel rischio dellutopia o nel tentativo di costruire «la società perfetta».
A questo proposito appare molto significativa la citazione di un intervento dellallora cardinale Joseph Ratzinger riguardo allorizzonte della politica: «Essere sobri ed attuare ciò che è possibile, e non reclamare con il cuore in fiamme limpossibile, è sempre stato difficile; la voce della ragione non è mai così forte come il grido irrazionale. Il grido che reclama le grandi cose - affermava il futuro Papa - ha la vibrazione del moralismo: limitarsi al possibile sembra invece una rinuncia alla passione morale, sembra pragmatismo da meschini». «Ma la verità - spiegava ancora Ratzinger - è che la morale politica consiste precisamente nella resistenza alla seduzione delle grandi parole con cui ci si fa gioco dellumanità e delluomo e delle sue possibilità. Non è morale il moralismo dellavventura, che tende a realizzare da sé le cose di Dio. Lo è invece la lealtà che accetta le misure delluomo e compie, entro queste misure, lopera delluomo. Non lassenza di ogni compromesso, ma il compromesso stesso è la vera morale dellattività politica».
Come si vede, un approccio piuttosto diverso da quello che un certo pregiudizio ideologico ha voluto cucire addosso a Benedetto XVI. Fermo restando, tiene a precisare Scola, che «quando sono in gioco principi irrinunciabili si dovrà far ricorso allobiezione di coscienza».
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