Ricordo di Bresciani, artista scienziato

La Fiera d’arte di Bergamo, in corso in questi giorni, è l’occasione per ricordare un grande artista contemporaneo recentemente (e prematuramente) scomparso, il napoletano Paolo Bresciani. L’occasione è offerta dalla presentazione della pubblicazione «...In un campo di grano» (editrice L’Aperia), omaggio a cura di Silvia Puca, sua compagna d’avventura e di vita. Da sempre attratto dal web e dalle opportunità delle videoelaborazioni, è stato definito anche artista-programmatore grazie a numerosi lavori recensiti da siti e riviste internazionali. Il viaggio artistico di Bresciani iniziò nel 1988, anno in cui prende parte alle collettive Perspective Basel Art Fair alla galleria di Lucio Amelio e Pittori&pittori, a cura Toni Toniato, presso la fondazione Bevilacqua La Masa a Venezia. Parlando della sua opera, l’artista disse: «Gli oggetti sono cose che ci circondano continuamente, anche se noi non diamo attenzione a una lampadina o a una penna, essi definiscono la nostra realtà, il nostro io-se. È stato naturale usarli come punto di trasformazione». Nel saggio, il ricordo di Davide Auricchio, editore della nota rivista d’arte contemporanea Viatico e amico fraterno dell’artista: «Bresciani è stato uno dei maggiori artefici della sintesi tra arte tradizionale e nuovi strumenti di comunicazione, nella convergenza tra arte e tecnologia o forse tra arte e scienza». Auricchio, che come lui visse quegli anni straordinari che videro Napoli a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 uno dei massimi avamposti nazionali per l’arte contemporanea, ricorda come la fervida immaginazione di Bresciani lo portarono ben presto a guadagnarsi l’attenzione e la stima di personaggi chiave dell’arte italiana, come Alighiero Boetti, Gino De Dominicis, e il gallerista Lucio Amelio, senza dimenticare il genio sovversivo di Piero Losardo, ideatore del Male. «Di questi uomini - ricorda Auricchio - Bresciani fu amico fraterno e di loro una volta scomparsi, si sentì sempre orfano, tanto che amava raccontare aneddoti memorabili. D’altronde fu proprio Boetti a suggerire una personale di Paolo Bresciani negli storici spazi della galleria Lucio Amelio dal titolo «Ombre. Tute virtuali». Un successo annunciato che decretò la fama dell’allora giovanissimo artista della nouvelle vague napoletana.

Si trattava di quadri fatti con sagome di carta colorata su fondo nero: particolare questo che diventerà una costante nel lavoro dell’artista, quasi a voler sottolineare una dimensione assoluta delle figure e degli oggetti. Paolo Bresciani ha lasciato un vuoto, non soltanto all’arte napoletana, e sono in tanti oggi a rimpiangerlo.

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