È ricoverata per disturbi psichici: la madre va in ospedale e la uccide

da Torino

Era stanca di vederla soffrire, stanca di ripetersi che sua figlia non avrebbe mai avuto una vita normale. Non sopportava più l’idea che la sua ragazza fosse costretta a ricorrere in continuazione alle cure dei medici, ad assumere farmaci quasi tutti i giorni a causa dei suoi gravi problemi psichici. Ha pensato che così non fosse più possibile andare avanti, che la sua bambina non meritasse tanto dolore. E l’ha uccisa, l’ha accoltellata alla gola dopo averla stordita con un posacenere. È accaduto ieri pomeriggio in una stanza d’ospedale a Rivoli, comune della prima cintura torinese.
In manette con l’accusa di omicidio è finita Graziella Vighetto, 60 anni, residente con la famiglia ad Almese, un piccolo centro in provincia di Torino.
Agli agenti di polizia che l’accompagnavano in commissariato ha confessato in lacrime che il suo era stato l’ultimo grande gesto d’amore nei confronti della figlia malata, disabile mentale dalla nascita. La figlia si chiamava Susanna Blandino e avrebbe compiuto 41 anni fra tre giorni.
Era ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale di Rivoli da fine novembre, ma già tante altre volte in passato aveva dovuto ricorrere alle cure degli specialisti a causa dei suoi gravi e frequenti disturbi di natura mentale. Numerose le crisi che l’avevano costretta a ricorrere agli psicofarmaci. L’ultimo forzato ricovero poco meno di un mese fa. Susanna era stata accompagnata in ospedale a Rivoli e ricoverata in psichiatria. E per sua madre Graziella era ricominciato l’inferno, il calvario di incontri quotidiani caratterizzati da lacrime e silenzi prolungati.
Una situazione che la donna non riusciva più a sopportare, a gestire con la necessaria lucidità. Lo ha ripetuto anche agli agenti di polizia, ieri pomeriggio, che da tempo era stressata a causa dei gravi problemi di salute della sua Susanna. Per questo ha deciso che era giunto il momento di agire, di scrivere la parola fine sulla lenta agonia della figlia.
Prima di uscire di casa, ieri mattina, la donna ha infilato in borsa un coltello da cucina e un posacenere. Ha salutato il marito Bruno e il figlio Ivano, poi ha raggiunto l’ospedale. Da sola. Ha atteso l’orario di visita e alle 13.30 in punto è entrata nel piccolo padiglione di psichiatria al secondo piano della struttura di via Rivalta. Si è messa a sedere accanto al letto in cui era distesa la figlia, l’ha salutata e le ha dato da mangiare. Ha chiacchierato un po’ con lei, poi l’ha accompagnata in bagno.

È stato a quel punto che ha tirato fuori dalla borsa il posacenere che aveva portato da casa, con quello ha colpito la figlia alla testa. Ha voluto stordirla, perché non soffrisse nel momento in cui l’avrebbe uccisa. Quindi ha afferrato il coltello e le ha tagliato la gola. Poi, in lacrime, ha atteso l’arrivo della polizia.

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