Lhanno evocato e rieccolo qua. Smessi gli abiti da ecologista, dimenticate le accuse allAmerica sulleffetto serra di fine gennaio, riecco lOsama terrorista di sempre. O almeno il suo inconfondibile flatus vocis sempre pronto a promettere sfaceli. Riemerge dalla sorda solitudine del suo rifugio e la resurrezione, seppur solo vocale, sembra la risposta alle richieste dei sempre più spauriti fedeli. «Ritorna, facci sentire la tua voce, dacci delle indicazioni, siamo allo sbando», recitava un messaggio intercettato settimane fa dalla Cia e indirizzato al grande capo da un suo luogotenente annidato nel Nord Waziristan pakistano.
Il comandante in ambasce era uno dei pochi sopravvissuti alla micidiale offensiva dei Predator, gli aerei senza pilota guidati da Langley che stanno decimando i vertici di Al Qaida a colpi di missili. Da quel pizzino emergeva limmagine di una banda allo sfascio, priva di collegamenti con il boss alla macchia. E così Osama si ritrova costretto a sputar mezzo sussurro che risuona, al primo ascolto, come il mormorio di un capo isolato e sempre più sconnesso dallattualità. «La Casa Bianca ha dichiarato di voler giustiziare Khaled Sheikh Mohammed. Il giorno in cui gli Usa metteranno in pratica questa decisione strilla la voce ritrasmessa da Al Jazeera tutti quelli nelle nostre mani verranno giustiziati». La registrazione continua accusando il presidente Barack Obama di seguire «la stessa politica del suo predecessore», di mantenere una massiccia presenza militare in Afghanistan e di continuare a riservare un ingiusto trattamento «ai nostri prigionieri, primo tra tutti Khaled Sheikh Mohammed».
Laspetto più interessante e al tempo stesso inquietante dellappello è, però, la scarsa attinenza con lattualità. Il numero uno di Al Qaida ha già dimostrato di essere seriamente penalizzato dal suo isolamento e di non riuscire ad intervenire con tempestività su avvenimenti e fatti di cronaca. Nellultimo messaggio, diffuso a fine gennaio, rivendicava lattentato di Natale sul volo per Detroit e discettava sulle accuse allAmerica rilanciate durante la conferenza sui cambiamenti climatici di metà dicembre. Parlava insomma con un mese di ritardo.
Stavolta il distacco dalla cronaca è ancor più marcato. Il processo a Khaled Sheik Mohammed, il pianificatore degli attacchi dell11 settembre, e ai suoi complici non è stato ancora nè pianificato, nè programmato. Lamministrazione Obama vorrebbe sottrarlo ai giudici militari e restituirlo alle corti federali. Fin qui nulla è ancora deciso, ma se la Casa Bianca non cambierà idea quel processo si svolgerà a New York, a due passi da Ground Zero, trasformandosi in un evento simbolo e in un ghiotto obbiettivo. Questipotesi fa rabbrividire analisti ed esperti di sicurezza sempre alla ricerca di messaggi in codice. In questo caso il messaggio di Osama potrebbe nascondere linvito a concentrare le scarse risorse e i pochi militanti ancora a disposizione per colpire quel processo, intimidirne i giudici e condizionarne lesito con uno spietato utilizzo di ostaggi e plateali esecuzioni.
Nelle parole di Bin Laden si celerebbe dunque linvito alle varie filiazioni mondiali di Al Qaida a non rilasciare gli ostaggi per utilizzarli al meglio e con il massimo effetto in corrispondenza del processo a Khaled Sheik Mohammed. Lo sceicco del terrore inviterebbe inoltre a preparare attentati esemplari capaci di segnare con il sangue e la paura lavvio del procedimento. Barack Obama continuando la sua guerra ai tribunali militari, considerati un simbolo dellera Bush, rischia dunque di offrire un bersaglio facile e succulento ad un Al Qaida che avrebbe, altrimenti, grosse difficoltà a colpire con efficacia.
Ma se lAmerica si preoccupa neppure lItalia sorride.
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