Riforme, D’Alema sfrutta l’assist di Tremonti: "Il Pd si metta in gioco"

L’ex premier democratico raccoglie l’invito del ministro: «L’Italia ha bisogno di dialogo. Mai parlato di “inciuci”»

Roma No, l’inciucio no, quella parola a Massimo D’Alema proprio non piace: «Non l’ho mai invocato - spiega - e nemmeno esaltato. È vero esattamente il contrario. Io quel termine l’ho ripreso polemicamente per dire che ciò che viene spesso definito così è invece un compromesso alto, un accordo per il bene del Paese». Chiamiamolo allora dialogo, chiamiamolo intesa o «compromesso alto», chiamiamolo pure Giuseppe, ma insomma il punto è che, dopo l’aggressione a Silvio Berlusconi, forse si sta aprendo, con la benedizione del Quirinale, una nuova stagione di riforme.
Tre indizi fanno una prova, basta metterli insieme. Prima, l’intervista di Giulio Tremonti al Corriere, in risposta alle aperture dalemiane del giorno prima: «Il momento delle riforme è arrivato. Un impegno costituente comune avrebbe un effetto naturale di pacificazione». Poi, la replica dell’ex premier: «L’Italia ha bisogno di riforme sociali e delle istituzioni e l’opposizione ha il dovere di mettersi in gioco». Infine le dimissioni di Francesco Rutelli dalla guida del Copasir, il comitato che controlla i servizi segreti. «Atto non dovuto» ma che Rutelli ha comunque sentito il bisogno di fare, dopo aver lasciato il Pd e avere fondato l’Api. Fabrizio Cicchitto e Gaetano Quagliariello apprezzano: «Ha garantito una gestione equilibrata di uno degli organi più delicati per l’equilibrio delle istituzioni e ora ha fatto un gesto di grande sensibilità politica». Al suo posto potrebbe andare proprio D’Alema, il nome dell’opposizione più gradito alla maggioranza, il nome più forte per sbarrare le ambizioni di Di Pietro. Su questa vicenda il grande tessitore Gianni Letta sta lavorando da giorni. C’è solo un dubbio: D’Alema accetterà? Tra i suoi qualcuno dice di sì, altri temono una trappola veltroniana.
Vedremo come andrà a finire. E vedremo pure se il dialogo sulle riforme stavolta partirà davvero. Le speranze sono alimentate dalle parole di Renato Schifani che, davanti al capo dello Stato e ai parlamentari riuniti a Palazzo Madama per il concerto di Natale diretto da Riccardo Muti, fa il punto della situazione. «Per l’anno prossimo - dice - auspico un clima di comunicabilità, una politica del rispetto e del confronto. Vedo segnali incoraggianti anche da parte dell’opposizione, segnali che vanno sostenuti».
Stasera l’atteso discorso di Napolitano, che al Quirinale farà gli auguri di buone feste alle alte cariche dello Stato. Ma tutti i riflettori sono puntati su alcune frasi di Tremonti, che propone all’opposizione «riforme da fare in Parlamento, oppure in alternativa, con l’elezione di un corpus politico ad hoc», una nuova Bicamerale, ripartendo magari «nella lettera e nello spirito» dalla bozza Violante. Al ministro dell’Economia, che l’altra sera ad Arcore ha cenato con Berlusconi e Bossi, D’Alema ha risposto squadernando i temi sui quali cercare un’intesa: «Il Paese ha bisogno di riforme sociali, penso agli ammortizzatori e della protezione di chi non ha lavoro.

Ha bisogno di riforme delle istituzioni, come la riduzione del numero dei parlamentari e di Camere più forti e più agili». Ma se il Pd è davvero disponibile, incalza il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, «rompa con Di Pietro e La Repubblica».

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