Politica

Le riforme nel motore

Stiamo ben attenti a non mettere a rischio, proprio adesso, tutto quanto l'Italia è riuscita a fare finora tra una bufera e l'altra alle quali abbiamo retto con tenacia e duttilità. Non ci sono, in questo senso, piatti di lenticchie. Tutt'altro, se non si va avanti!
Siamo a una svolta dell'economia mondiale ed europea di cui presto incominceremo a vedere i frutti, soprattutto nel medio periodo. La politica monetaria è in tensione e la decisione della Banca centrale europea, due settimane fa, di aumentare i tassi di riferimento al 2,50 per cento prelude certamente ad ulteriori incrementi, fino a toccare entro l'anno un livello del 3-3,25 per cento, al quale puntano già i mercati.
L'orientamento della Bce è stato criticato, sia perché comporta un aumento del costo del denaro, sia perché vi è ancora, specialmente in Germania, qualche incertezza sugli effetti di un inverno così rigido sulla produzione industriale, a fronte di costi in aumento. Sono evidenti le conseguenze negative degli incrementi dei tassi dell'euro sugli oneri per i mutui a tasso variabile. Ma è proprio il timore per i mercati immobiliari, forse al culmine della loro ascesa di lungo periodo e quindi con il forte rischio che la «bolla» speculativa possa esplodere, una delle cause che induce la Bce a restringere l'offerta di moneta.
Le prospettive di inflazione sono in realtà elevate, rispetto all'obiettivo della stabilità dei prezzi in Europa, e la contrazione monetaria, sia pur modesta, verso la quale si sta andando trova soprattutto fondamento in una ripresa della crescita economica europea ad avvio ancora lento nel 2006, ma destinata ad accelerare decisamente nel 2007. L'Ocse consiglia prudenza sulla stretta monetaria (e non ha torto), però la svolta verso una crescita più elevata e sostenuta è data per scontata.
Per l'Italia sarà dapprima più lenta, ma il ritmo stesso della ripresa dipenderà dalla nostra capacità di completare quel programma di riforme che le indescrivibili difficoltà di questa legislatura hanno reso difficili. Una ragione di più, nettissima, per continuare: accelerando il ritmo del grande disegno di cambiamento strutturale del sistema che resta la «vocazione» storica del centrodestra. Chi può pensare a ribaltare e distruggere, tornando indietro, l'opera iniziata con tanta tenacia e contro indescrivibili difficoltà?
Teniamo fra l'altro conto, per quanto riguarda le prospettive di crescita dell'Italia, che molte trasformazioni strutturali del sistema produttivo, come i fiumi carsici, avvengono soprattutto nelle fasi di recessione e di depressione, ad opera delle imprese sferzate dalla concorrenza, che modificano incessantemente i loro assetti produttivi e organizzativi nel senso della produttività e della competitività, con risultati che si vedranno in futuro. Perciò la nostra ripresa potrà essere anche più energica di quanto non si pensi. Sia le grandi che le Pmi potranno essere più attrezzate e irrobustite.
Si prepara intanto un'altra svolta poco meno che sensazionale e che avrà effetti positivi sull'economia mondiale. Il Giappone, dopo cinque anni di «tassi zero», con offerta illimitata di liquidità per combattere la deflazione, sta per abbandonare l'epoca del denaro gratis, visti i risultati negativi. Si prepara una disciplina monetaria che ridurrà gradualmente l'enorme quantità di denaro che è affluita in buona parte all'estero sui mercati mobiliari e immobiliari. Anche questo gioverà all'equilibrio dell'economia mondiale e riporterà il Giappone sulla via di una crescita sana e ordinata.
Così, con i tassi americani al 4,50 per cento e in crescita (mentre aumenta il deficit estero Usa e Bush dichiara di aver bisogno di 4 miliardi di dollari all'anno di capitali dall'estero); con la Bce che porterà forse quelli dell'area euro al 3-3,25 per cento, gli squilibri tenderanno a ridursi. Tutto questo sia per svuotare «bolle» speculative, sia e soprattutto per fronteggiare pericoli inflazionistici dominati specialmente dalle prospettive di crescita che si stanno facendo sempre più concrete.

Quello, cioè, che per noi più conta.

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