Politica

Riforme senza inciuci

Sarebbe un errore liquidare frettolosamente l’intervento del presidente Napolitano al Forum Ambrosetti perché non avrebbe peso politico provenendo dalla massima carica non esecutiva dello Stato o perché indicherebbe una strategia politica - il compromesso storico - che ricalca equilibri del passato, peraltro morti e sepolti da trent’anni. A me piuttosto pare che il messaggio presidenziale meriti attenzione non essendo né inconsistente né pretestuoso. È vero che il Presidente della Repubblica in Italia ha scarsi poteri e solo funzioni di garanzia. Ma è proprio per ciò che oggi potrebbe giocare un ruolo importante, in una stagione in cui l’equilibrio tra governo e opposizione è precario e incombe lo strapotere della maggioranza. Basta ricordare quanto danno arrecò al gioco democratico il presidente Scalfaro quando nel 1996 sciolse le Camere a suo capriccio.
L’atteggiamento istituzionale del Presidente sembra indirizzarsi verso quella funzione di garanzia tra le parti in gioco che potrebbe risultare cruciale in un momento politico come l’attuale. Si dimentichi il lungo passato da comunista ortodosso di Napolitano e il suo tardivo ravvedimento operoso sul 1956 ungherese, e si guardi invece a quel che dice e fa oggi dal Quirinale. Il suo monito per una «maggiore attenzione reciproca» e per la «massima convergenza» tra centrodestra e centrosinistra sui temi istituzionali e costituzionali, oltre che sulle importanti decisioni di politica estera, può avere effetti benefici per tutti.
Il centrodestra non deve farsi illusioni. L’attuale maggioranza userà tutti i mezzi per nascondere la sua precarietà e abusare della scarsa forza che ha. E non c’è da dubitare che le correnti radicali in essa presenti, pur di ottenere la distruzione di Berlusconi e la cancellazione delle ragionevoli riforme del precedente governo, metteranno in atto tutti i ricatti possibili, data la ferrea legge dei numeri su cui si regge il governo.
In questa situazione il centrodestra non dovrà fidare solo sulla sua opposizione per quanto si abbigli di toni energici e oltranzisti. Avrà bisogno di seri scudi istituzionali per impedire che il gioco non venga truccato: e questi non potranno essere garantiti che dal Presidente il quale ha ripetutamente manifestato la volontà di tutelare la democrazia dell’alternanza, di questa alternanza quale conquista di tipo europeo.
Non è un caso che Prodi abbia accolto con insofferenza l’invito di Napolitano a non liquidare quel che è stato fatto in precedenza. Vi è poi un altro nodo su cui Forza Italia farebbe bene a riflettere. Il Cavaliere ha compiuto il miracolo di mettere insieme per la prima volta in Italia una coalizione di conservatori, moderati e liberali contrapposta all’altra guidata dai post comunisti. L’obiettivo dell’alternanza, seppure malamente raggiunto, è così riuscito a dare alla democrazia italiana quel tono europeo che non aveva mai avuto nei precedenti cinquant’anni.
Se Berlusconi vuole tutelare l’alleanza di centrodestra e la sua stessa leadership contro le disgregazioni centrifughe dei suoi alleati, non deve far altro che rafforzare l’alternanza con riforme costituzionali condivise, potendo contare sulla garanzia del Presidente. I partiti forti possono fare compromessi sulle cose importanti restando fermi nei loro propositi: soltanto quelli deboli devono temere gli inciuci. Cooperare finalmente a una riforma costituzionale senza giochetti che dia solidità ad uno Stato moderno ed efficace, e abrogare il pasticcio della legge elettorale che non produce altro che disgregazione e partitocrazia, sono le mosse giuste non solo per il centrodestra ma per tutta la democrazia italiana.
m.

teodori@mclink.it

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