Parola versatile. Indica il piedistallo di una cattedra o di un mobile, oppure la parte inferiore di un polittico o di una pala d'altare, o lo scalino sul quale il prete dice la messa. Un tempo denominava anche uno sgabello per sedersi o per posare i piedi. Ma la curiosità è un'altra: predella era “quella tavola o piano di marmo che cuopre il luogo comodo” (Rigutini e Fanfani), dove “luogo comodo” sta per “cesso”. Per il Petrocchi era “l'asse che copre il marmo d'alcune latrine per poterci sedere”. Insomma: si chiamava predella quella che oggi è la tavoletta del water. Ma predella, per il Panlessico italiano, era tout-court l'”arnese di legno portatile per l'uso di scaricare il ventre”. Più in dettaglio, per il Nuovo vocabolario domestico di Ernesto Sargent (…) “seggetta, predella, sella” sono “denominazioni che si danno anche a quella cassetta, con entro il cantero, e che si tiene vicino al letto, per caso occorra andar del corpo la notte, senza recarsi allo stanzino”. Il cantero, per lo stesso testo, è “vaso assai cupo, cilindrico o leggermente conico e tiensi nella seggetta pei bisogni corporali”. Il “comodino da notte” invece era l'”arnese di legno che tiensi accanto al letto, e serve al doppio uso di tavolino da notte e di seggetta”.
Va ricordato che il termine predella indicava anche l'”arnese sopra il quale si posano le donne quando partoriscono”. Il predellino era anche il “montatoio delle carrozze a due o tre scalini”, da qui poi passato al linguaggio ferroviario e poi a quello automobilistico.
Interessante un esempio riportato dal Petrocchi: “Il predellino dei vagoni inglesi è al livello del suolo”, mentre l'accesso a quelli dei treni italiani è sempre stato impegnativo proprio per il dislivello tra marciapiedi e predellino.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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