Rigoloccio, la Maremma alla francese

U na miniera di aromi dove c'era una miniera di pirite. La storia di Rigoloccio è questa: una azienda maremmana ai piedi di una grande miniera denominata Rigoloccio (che nel dialetto locale vuol dire fiumiciattolo) che sfrutta la composizione straordinaria del terreno per creare vini di rara eleganza. Il progetto nasce nel 2002 per volontà di due amici, che decidono di impiantare vitigni bordolesi con una forte impronta francese (e francesi sono pure l'agronomo e l'enologo). Poi un paio di anni fa un cambio di proprietà e una sterzata verso un'idea di cantina con una precisa identità stilistica, non solo nella bottiglia ma anche nell'immagine. La cantina - oggi diretta dal general manager Eros Dal Lago - è stata ridisegnata dall'architetto Massimo Agostoni, le etichette (bellissime, un po' alla Malevic) pensate dall'artista russa Tamara Meskhi.

Poi naturalmente c'è il vino. Realizzato dall'enologo Fabrizio Moltard, che ha ritagliato alle etichette Rigoloccio il profilo di vini toscani (anzi supertoscani) che parlano però il linguaggio del mondo. Vetta qualitativa è l'Abundantia, un Merlot in purezza che ha spesso primeggiato in Italia nei concorsi per questa tipologia troppo spesso banalizzata. Ma questo vino (che fa 18 mesi in barrique e 10 di bottiglia) ha un carattere talmente definito, un equilibrio marcato tra tannini spessi e freschezza spinta, da essere in zona capolavoro.

Gli altri vini che abbiamo avuto la possibilità di assaggiare sono l'Elegantia, un uvaggio di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon; il Sorvegliante, un raffinato Cabernet Franc (33 per cento), Cabernet Sauvignon (33), e Petit Verdot (33) affinato dodici mesi in barrique. E il Fonte dell'Anguillara, con la stessa composizione ma che fa solo acciaio e ne ricava una freschezza ammaliante.

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