RISPARMI TRADITI

Chiedono voti per alzare le tasse. E già questo dovrebbe suonare piuttosto strano. Va beh, siamo un popolo di masochisti: mandiamo la Lecciso a ballare in Tv, Panariello a condurre Sanremo e abbiamo persino sopportato Rosy Bindi alla Sanità. Avanti così, facciamoci del male: però dovrebbe esserci un limite a tutto. Per esempio: prima di sottoporci a tortura mortale, vorremmo esprimere l'ultimo desiderio. Sapere, per lo meno, di che tortura si tratta.
Scusate, ma qui si parla di portafoglio. Roba seria, insomma. E almeno sul portafoglio vorremmo che si parlasse chiaro. Per esempio: è vero che se la sinistra va al governo tasserà Bot e Cct? Pare proprio di sì: per recuperare una parte di quei 10 miliardi di euro che serviranno per ridurre il costo del lavoro, Prodi ha già detto che alzerà la tassa sulle rendite finanziarie. Ciò vuol dire che emanerà un decreto legge per cui chi aveva comprato titoli di Stato pensando di versare il 12,5 per cento di imposta, verserà invece il 20 per cento. Come dire: te lo do io un bel Bot (sulla testa).
Badate bene: sono cose che Prodi dice pubblicamente, seppur nascondendole sotto una melassa di incomprensibili gorgoglii. Eppure quando il ministro Tremonti l'ha spiegato a tutti con traduzione simultanea dal mortadellese all'italiano, dalle tribunette dell'Unione si sono levate sentite proteste. Come se il problema non fosse chi mette nel programma una tassa sui risparmi, ma chi lo dice. Perfetta ipocrisia da sagrestano: l'importante non è fare le porcate. L'importante è non farlo sapere a nessuno.
Ora però siccome il diavolo fa le pentole, ma Fassino è troppo alto per starci dentro, ecco che il segretario dei Ds confessa candidamente a un giornale svizzero che «sulle rendite finanziarie serve un'aliquota unica». E dunque, di fatto, che Tremonti ha ragione: la tassa sui Bot e sui Cct non potrà essere inferiore e dunque dovrà essere alzata. L'hanno avvertito Rutelli, che nel frattempo si scandalizza?
Perché il problema è tutto qui: ci sono temi su cui si può cercare di gettare fumo negli occhi altrui per confondere e salvarsi in calcio d'angolo. Ma sull'economia non si può: i risparmiatori che hanno firmato un contratto con lo Stato per acquistare titoli del debito pubblico, hanno accettato perché è stato detto loro che pagavano il 12,5 per cento di tasse. Se l'Unione pensa di alzare quell'imposta lo deve dire. Non si scherza sui risparmi di una vita.
E allo stesso modo l'Unione deve dire se la riduzione del cuneo fiscale andrà a vantaggio per metà dei lavoratori e per metà delle aziende, come dice Prodi; o per due terzi ai lavoratori come dice Bertinotti; o interamente ai lavoratori come dice Diliberto. Deve dire se reintrodurrà la tassa di successione, per quali redditi. E in che modo aumenterà la tassa sulle nostre case, attraverso la revisione degli estimi catastali. Deve dirlo perché sui temi economici l'incertezza non è solo inopportuna: è devastante. Infatti i capitali, nel timore di una vittoria del centrosinistra, stanno già fuggendo all'estero. E sono movimenti reali, concreti e velenosi, mica le gite fuori porta minacciate da Umberto Eco.
E allora perché quelli del'Unione tacciono? Perché mentono? I casi sono due: o non riescono a mettersi d'accordo su nulla o si sono messi d'accordo nel prepararci una batosta anche peggiore di quella che immaginiamo.

In entrambi i casi, economicamente parlando, è un disastro: sventolano le bandiere rosse, vedono nero e vogliono ridurci al verde. Se vincono, insomma, dobbiamo aspettarcene di tutti i colori. E a questo punto, allora, cromaticamente parlando, come si fa a non avere la tentazione di mandarli in bianco?

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