Il presidente di Banca Intesa, Giovanni Bazoli, non ha preso bene il mio fondo di ieri. Nellarticolo descrivevo il vero conflitto dinteressi che soffoca lItalia, ovvero il gigantesco intreccio politico-affaristico ed editoriale cresciuto allombra della sinistra che uscirebbe ulteriormente rafforzato se Romano Prodi vincesse le elezioni. E aggiungevo che se Intesa acquistasse Capitalia lintreccio avrebbe radici ancor più profonde, concentrando nelle mani di pochi oligarchi tutti vicini alla sinistra un potere enorme.
Siccome il mio ragionamento prendeva spunto dalleditoriale di Paolo Mieli in cui il direttore del Corriere della Sera schierava il maggior quotidiano italiano al fianco dellUnione, Bazoli si è sentito punto sul vivo e ha replicato. «Il mio rispetto per lautonomia del Corriere è totale», ha detto il professore, «ed è priva di ogni fondamento la tesi che collega la notizia di un attacco aggressivo di Banca Intesa nei confronti di Capitalia notizia falsa alla posizione politica espressa dal direttore del Corriere della Sera nelleditoriale comparso mercoledì scorso».
Il Professore-banchiere, che di norma è addirittura più parsimonioso nelluso delle parole che in quello del denaro, nel caso in questione ha preferito abbondare con le precisazioni: «Premesso che mi pare offensivo nei confronti di una persona del prestigio e del livello intellettuale del direttore del Corriere, che peraltro osservo incidentalmente io non vedo e non sento da mesi, insinuare che i suoi orientamenti possano essere frutto di influenze o peggio di richieste esterne, io ritengo che lautonomia della linea editoriale affidata a un direttore di un giornale sia un valore fondamentale da garantire».
Tutto chiaro? No. Quando un potere forte come il presidente di Intesa parla, ci si aspetta che dica cose forti e invece la risposta di Bazoli è debole, anzi debolissima. Cominciamo da Capitalia. A rivelare che listituto romano è nel mirino di quello milanese è stato lo stesso Professore. Basta rileggersi il Corriere della Sera di martedì scorso: «Sì alle acquisizioni, Capitalia è una delle opzioni». E il mercato non la ritiene unipotesi campata per aria visto che le azioni della banca capitolina hanno fatto un balzo del 39% dallinizio dellanno.
Ma poi, siccome il diavolo fa le pentole e non i coperchi, proprio mentre Bazoli smentiva lOpa, ieri il consiglio damministrazione dellistituto romano ergeva barricate contro linvasore, annunciando di aver investito 1.200 miliardi di vecchie lirette per comprarsi il 2% di Intesa. Unoperazione difensiva che sterilizza le eventuali manovre del professore.
Dunque ribadiamo: Bazoli vuole (o voleva, è il caso di dire dopo la mossa romana) Capitalia, acquisizione che se andasse in porto gli consentirebbe desercitare la sua influenza su un gigantesco gruppo composto da una moltitudine di sportelli, nonché su Mediobanca, sul Corriere e financo sulle Assicurazioni Generali.
Fin qui il risiko bancario. Ma il nocciolo del problema è lintreccio tra politica, affari ed editoria. Il Professore-banchiere che viene dalla scuola di Beniamino Andreatta, che è la stessa di Romano Prodi dice che non influisce sul Corriere della Sera, che non è stato lui a dire a Paolo Mieli di schierare il quotidiano di via Solferino a fianco dellUnione e che neppure parla con Mieli. Siccome il presidente di Banca Intesa è una persona seria, noi gli crediamo. Ma del resto non cè neppure bisogno dimmaginare una telefonata tra Bazoli e il direttore del Corriere. Come questultimo ha spiegato tempo fa in tv, tra lui e i suoi azionisti cè un rapporto forte, di amicizia; si conoscono da anni e si danno del tu. Quella tra Mieli e la proprietà è insomma unintesa felice. E noi non ne dubitiamo.
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