Cronache

Rissa in Regione pur di non votare aiuti alla famiglia

La maggioranza in mano alla sinistra boccia la mozione dell’opposizione ma la Margherita si spacca ancora Centristi assenti tra offese in aula e imbarazzi

Rissa in Regione pur di non votare aiuti alla famiglia

Una finta, poi il colpo del ko. Rifondazione comunista e la sinistra radicale hanno in pugno la maggioranza in Regione, la Margherita, quella che resta in aula, è al tappeto. Dopo aver ubbidito agli alleati che ordinavano di ritirare l’emendamento contro gli oratori, ieri Marco Nesci, capogruppo di Rifondazione, ha fatto il colpaccio, spostando la barra del timone tutta a sinistra. Addirittura parlando a nome e per conto degli alleati. I centristi? Non pervenuti. O meglio, pervenuti e poi spariti al momento giusto. Sempre di famiglia si parla, sempre sulla tutela delle coppie sposate ci si divide. E persino ci si litiga, come avvenuto ieri in un’assemblea finita in rissa, con offese reciproche.
La mozione presentata da Franco Orsi di Forza Italia, e controfirmata da tutta l’opposizione, sembra impeccabile. Impossibile da non votare. Anche per la maggioranza. È un esplicito richiamo agli articoli 29 e 31 della Costituzione, che chiedono di favorire economicamente la famiglia fondata sul matrimonio. E Orsi, senza chiedere di fare preferenze a scapito di altre forme di convivenze, elenca tutti i casi pratici in cui «a essere sposati ci si rimette». Dall’acquisto per la prima casa all’accesso agli asili nido, dall’edilizia popolare alle esenzioni sui ticket fino ai buoni scuola, il reddito calcolato nelle graduatorie è sempre quello del nucleo familiare. Chi convive ha un reddito singolo, la famiglia deve fare cumulo. Anche una ragazza madre con il compagno è avvantaggiata sul lavoro rispetto a una collega che ha un marito. «Chiediamo che si possa tornare almeno alla parità», osserva Orsi, illustrando una mozione che impegnerebbe la Regione a non fare dichiarazioni politiche o ideologiche, ma solo «ad agevolare la famiglia fondata sul matrimonio con particolare riguardo per le famiglie numerose». E anche a «predisporre un programma di azioni e impegni da presentare al consiglio entro 120 giorni».
La maggioranza, silenzio. Altri consiglieri di opposizione provano a scuoterla. Lo fa Alessio Saso (An) con una battuta: «Il collega Orsi mi ha quasi convinto a divorziare». Insiste Luigi Morgillo (Fi): «Mi chiedevo solo se a questa maggioranza interessa la famiglia, ho accertato che non gli interessa minimamente». Nulla. Sandro Biasotti apre il più possibile: «So che l’assessore Costa ci risponderà che avete già fatto molto per la famiglia. Volete scriverlo nella mozione? Siamo disponibili a farlo. Aggiungiamo solo che bisogna fare anche altro». Dai banchi della maggioranza, solo il fruscìo dei giornali. Tocca proprio al vice presidente Massimiliano Costa. Che dà ragione a Biasotti, nel senso che snocciola i dati dei provvedimenti già presi. Ci mette tutto: «Borse di studio commisurate al reddito e al numero di figli, sostegno all'inserimento dei disabili a scuola, asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia, fondo per la non autosufficienza», persino i campeggi sociali. Perché, dice rivolto al centrodestra, «le vostre sono eccezioni inutili, non dite niente, solo frasi farisaiche». «Per l’80 per cento sono cose fatte da noi - replica Forza Italia -. E comunque molte riguardano diritti dei singoli. Qui si discute di famiglia».
Poi finalmente parla Marco Nesci, Rifondazione. E parla per tutti. La linea alla maggioranza la detta lui. «Siamo contrari e voteremo contro. La famiglia è fondata sul lavoro. E proprio voi che avete precarizzato il lavoro ci venite a parlare di famiglia?». Matteo Marcenaro scopre che la costituzione è cambiata e che non «è più la Repubblica a essere fondata sul lavoro, ma la famiglia, che pensavamo invece fosse fondata sull’amore». Ma ormai il fair play non serve più. Morgillo attacca una sinistra che «insegna ai figli a mettersi con persone dello stesso sesso, con sorelle, cugine...». Plinio, An, coglie la resa della Margherita, messa evidentemente al guinzaglio dopo al verifica di maggioranza. Una Margherita che dovrebbe votare no, ma che ancora una volta vede allontanarsi dall’aula Rosario Monteleone e Giovanni Paladini, perché votare contro questa mozione è davvero imbarazzante. Non pervenuti (in aula, perché in zona ci sono) i consiglieri dell’Italia di Mezzo, Fabio Broglia e Luigi Patrone, che pure della famiglia dovrebbero essere difensori. Assente giustificata Roberta Gasco, dell’Udeur, a Roma per parlare del carcere di Savona, che però fa sapere di non aver voluto fare assenze tattiche. «Sarei stata coerente e avrei votato con la minoranza, per la famiglia - assicura -. Non contro la maggioranza ma solo in linea con i miei valori».
Si vota. I sì sono 12, 19 i contrari. Ubaldo Benvenuti, Ds, esulta: «La minoranza ci ha provato, con una mozione strumentale, ma ha perso. La maggioranza è compatta». Sembra finita. Ma Cristina Morelli, Verdi, chiede di parlare per «fatto personale». È offesa per le parole di Morgillo sugli «accoppiamenti» preferiti dalla sinistra. Il consigliere azzurro prova a scusarsi, ma è tardi. Morelli passa al contrattacco: «Sulla moralità, avrei delle difficoltà a parlare di quella dei consiglieri di opposizione». È il putiferio. Matteo Rosso (Fi) e Marcenaro chiedono anche loro di parlare per fatto personale. Ma il presidente Mino Ronzitti chiude la seduta tra le urla. «Sono davvero offeso - chiosa Rosso -. Sentire insinuazioni sulla mia fedeltà a mia moglie mi ha davvero ferito. Se la Moreli non si scusa, per me i rapporti con il gruppo dei Verdi è finito».

Persino la maggioranza in mano alla sinistra radicale, la «fuga» sulla famiglia, le divisioni nella Margherita passano in secondo piano.

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