Il ritorno di visoni e volpi: la moda riscopre la pelliccia

Paola Bulbarelli

da Milano

Non si capisce se sia la moda senza idee o se il passato abbia un’influenza tanto forte da avere quasi il sopravvento sul presente e sul futuro. Sta di fatto che il fascino che emanavano certe mise datate, ritorna con prepotenza in tutte le collezioni che porteremo il prossimo autunno inverno. Come se ci attaccassimo a ciò che è stato come a un’ancora di salvezza. È tale il bisogno di stabilità, di tranquillità, di avere dei punti fermi nell’esistenza che persino la moda ci può dare delle sicurezze. E allora si va a pescare proprio da quei periodi, ormai storici, dove gli abiti delle donne erano sinonimo di opulenza, di lusso, di successo economico e sociale. Gli Anni Settanta e Ottanta imperversano ma non mancano gli Anni Trenta e i Cinquanta. Non c’è nostalgia, però. Nessun rimpianto. Si vive il tempo attuale con l’occhio rivolto all’indietro. Al punto che tanti capi sembrano presi dai mercatini dell’usato piuttosto che dai negozi specializzati nel vintage. Gli stilisti, d’altronde, sono dei veri maghi nello scovare le ispirazioni da ciò che fu: girano e rigirano un concetto e lo rendono attuale.
Prendi le pellicce, a esempio. Certi giacchini meglio accaparrarseli sulle bancherelle. Ce n’è a profusione: lunghe, corte, rasate, epilate, rese morbide come tessuto, inframmezzate con materiali tecnici o addirittura con il loden o il tweed. Sempre preziose come quelle di Simonetta Ravizza. Sempre costosissime, come quelle delle dive hollywoodiane. Pare di vederci dentro Rita Hayworth. «Se deve essere pelliccia, che sia il massimo», dice Ravizza. Perciò, zibellini, cincillà, visoni, breitschwanz a strafare, straordinari come veri pezzi d’alta moda. Il costo va di conseguenza: 60-70 mila euro per un giaccone di linciotto («si usano solo le pance dell’animale») un po’ meno per lo zibellino. Tutte sono portate con alte cinture di vernice. Basta piumini, quindi. Lo dice anche Thes Tziveli che disegna Thes & Thes ovvero cavallini laserati effetto pizzo, persiani nappati e lavorati all’uncinetto con la lana, visoni rasati come un velluto a coste tagliati a marsina o a redingote. Non da meno è Monica Rindi che il trench di jeans spalmato lo fodera di zibellino (e diventa pure reversibile), il visone lo abbina al cashmere e il persiano diventa un bomber.
Certo la pelliccia non finisce lì, da chi ne è super specializzato. Kristina Ti ne fa dei romantici e piccoli coprispalle in volpe da infilare sopra i suoi deliziosi vestitini in seta, sulle bluse di pizzo dipinto a mano, sulle camicie di taffetà, sui veli a mitigare le trasparenze. «È il nuovo boudoir, una nuova contessa di Castiglione», spiega Cristina Tardito, la stilista. E così chiama pure la nuova borsa a forma di ventaglio plissè e chiusura gioiello. Il trench di visone, intrecciato con pizzo e pelle, o il caban di volpe troneggiavano da Clips dove l’ispirazione oscillava tra i 50 (gonne strette fascianti), classicismi napoleonici (doppie file di bottoni dorati sulle giacche gessate) e influenze alla Maria Stuarda (alti colli e polsini in taffetà). Pure Luciano Soprani c’è cascato e ha proposto una giacca di swakara. Ma non si vive di sola pelliccia. Per Agatha Ruiz de la Prada ciò che conta è il colore: ci sono tutti fuorché il nero. Per Lorenzo Riva non può mancare la cappa di pizzo: perfetta per la sera e per la sposa.

Per Richi Ronchi, giovane stilista di Erreuno ecco la giacca: blazer sempre. Per Roberto Musso le applicazioni a crochet: il dettaglio che fa la differenza. Per Mila Schon il double: intramontabile. Per Jenny Packham l’abito da sera: da red carpet.

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