Roma

Ritratta il barman «piromane»

Claudia Passa

Davanti agli agenti confessa tutto, poi si presenta in tribunale e accusa la Polizia di averlo «fregato».
Mentre il processo si avvia a conclusione, un colpo di scena riaccende i riflettori sul caso del cocktail troppo «esplosivo» che il 22 dicembre 2002 aveva portato all’ustione di quattro giovani avventori di un pub vicino Santa Maria Maggiore. Finito alla sbarra con l’accusa di lesioni colpose gravissime, E.P., il barman che s’era cimentato nella preparazione di bevande flambé, preso a verbale nel maggio 2003 dalla squadra di Polizia giudiziaria del Commissariato Esquilino alla presenza del difensore, aveva confessato di aver accidentalmente versato alcol puro in uno dei piattini sul bancone, complice il buio, la confusione e la «scarsa dimestichezza».
Ma interrogato in tribunale in questi giorni, ha raccontato che lui in quel piattino aveva versato solo sambuca. Messo alle strette sulle evidenti contraddizioni dal legale di parte civile Gianluca Arrighi (difensore delle due ustionate più gravi, di 22 e 33 anni), il barman ha esordito dicendo che da un anno aspettava di deporre, per poter accusare gli agenti che l’avevano preso a verbale e ai quali l’imputato, secondo la nuova versione, non avrebbe «mai raccontato d’aver versato alcol puro nel piattino».
Di qui l’accusa: «Mi hanno fregato, mi hanno detto che mi conveniva confessare perché era stata sequestrata la bottiglia di alcol.

Ma poi ho scoperto che la bottiglia non era stata sequestrata…».

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