RomaLa sentenza del Tar non è «un fulmine a ciel sereno», anzi ci sono altre decisioni della magistratura che hanno sanzionato lo stesso tipo di «discriminazione». Roberto Giachetti, parlamentare del Pd, cita un recente precedente: «Qualche mese fa, il Tribunale del lavoro di Roma ha dato ragione al ricorso di una insegnante precaria che chiedeva di estendere a tutti il beneficio degli scatti di stipendio biennali che ora vengono assegnati solo agli insegnanti di religione. La sentenza ha condannato il ministero della Pubblica istruzione a risarcire anche gli arretrati».
Ma non è una questione un po diversa da quella affrontata dal Tar del Lazio?
«Certamente sono vicende diverse. Ma rivelano entrambe che esiste un problema più generale di disparità di trattamento che riguarda linsegnamento della religione nelle scuole italiane».
Lei condivide il merito della sentenza del Tar, contro cui il ministro Gelmini ha annunciato ricorso?
«In generale penso che le sentenze non vadano commentate ma applicate, e se ci sono i termini per farlo appellate: se il governo ha titolo per fare ricorso, fa bene a farlo. Ma personalmente ritengo che quella sentenza sia giusta».
Per quale motivo?
«Cè una situazione che crea diseguaglianze: lora di religione è facoltativa, e gli studenti che non la scelgono saranno pure una minoranza, ma sono comunque tanti. Non mi pare equo che per loro ci sia un insegnante in meno titolato a contribuire al giudizio negli scrutini. E poi hanno ragione quelle minoranze religiose che contestano la discriminazione degli studenti di altre fedi da quella cattolica, che è prevalente e maggioritaria in Italia, ma non certo unica. E però gode di un trattamento unico».
Il sindaco di Venezia Massimo Cacciari è favorevole allinsegnamento obbligatorio della religione.
«E io sono perfettamente daccordo: il cristianesimo fa parte della nostra storia millenaria e delle nostre radici culturali, sarebbe giusto che tutti gli studenti italiani ne avessero una conoscenza più seria e approfondita. Ma allora occorre rivedere tutto limpianto dellinsegnamento, regolato dal Concordato».
Rivederlo come, onorevole Giachetti?
«Come fa notare giustamente Cacciari, oggi gli insegnanti di religione non sono selezionati come quelli di tutte le altre materie. Non li scelgono le scuole, non fanno concorsi: sono nominati dalle Curie locali, dai vescovi.
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