«Rivelerò il lato più oscuro dell’ultimo Padrino»

In marzo su Canale 5 la miniserie su Bernardo Provenzano: «Non sarà solo la storia di un cattivo»

da Roma

Madre svizzera, padre milanese, Marco Risi è diventato il regista della Sicilia con Mery per sempre, Ragazzi fuori e anche con Il muro di gomma, sulla strage di Ustica. Ora sta terminando L'ultimo padrino, due puntate per tre ore complessive, che Canale 5 trasmetterà in marzo, di un film-tv ispirato alla vita di Bernardo Provenzano. Protagonista, Michele Placido; comprimari, Daniele Pecci (il vice questore) e Nino Frassica (il pentito). Si noti che Frassica era già stato pentito in Anni 90 - Parte II di Oldoini, ma questa volta il suo ruolo non sarà più comico.
Signor Risi, anche lei passa alla tv dal cinema...
«... Tre ore di film permettono di raccontare più che le due del cinema, anche se il ritmo della tv è ancora più forsennato».
Riina per Monteleone; Provenzano per lei: dopo i film sui buoni (Falcone, Borsellino, ecc.), i film sui cattivi.
«La psicologia del personaggio del mio film non sarà puramente quella di un cattivo».
Dal film di Coppola, «padrino» sta più per condottiero che per delinquente. Ci ha pensato?
«Ho pensato soprattutto alla qualità. Negli Stati Uniti la qualità media dei film tv supera la qualità media cinematografica. Basta pensare, oltra ai Sopranos, a Dr. House e a Six Feet Under».
Ironia, sarcasmo e buffa amarezza venano quelle storie, come una volta venavano la commedia all'italiana. Poi tutti sono diventati buoni o buonisti.
«Qui c'è più paura di una volta di scontentare qualcuno. Se si vuole andare in onda in certe ore, certi canoni vanno rispettati anche in un film concepito per il cinema, mentre occorrebbe essere più anarchici».
Occorrerebbe. Ma...
«... Ma il cinema italiano è in funzione dalle tv. A decidere quali film si fanno e quali no, sono Mediaset e 01».
Perciò nessun film dev'essere difficile.
«O non passa in prima serata. Se non ci passa, non riceve soldi a sufficienza».
Morale?
«Oggi sarebbe arduo per Bertolucci girare Ultimo tango a Parigi o, per Petri, Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto».
Ma ci sono ancora sceneggiature così?
«No. Ci si censura fin nei pensieri!».
È come 1984 di Orwell. La realizzazione del suo incubo la potremmo intitolare 2007.
«Come deterrente, bastano le facce storte dei produttori, quando si va a proporre loro una storia».
Anche dei cosiddetti produttori indipendenti?
«Che sono poi quelli che portano i progetti ricevuti dagli sceneggiatori a Raicinema o a Mediaset».
Nessuno dedice in proprio?
«Aurelio De Laurentiis».
Dunque?
«Dunque cerchi di stare nelle regole e di trovare una via di mezzo fra l'auspicato e il possibile».
Lei la trova sempre?
«Quel che basta per non chiedermi, un giorno, davanti allo specchio: perché l'ho fatto?».
Una volta i grossi festival offrivano agli ambiziosi l'occasione di non essere solo velleitari...
«In effetti i grossi festival dovrebbero essere vetrine sostitutive di lanci sempre più costosi, fatti sempre più malvolentieri».
I lanci non lanciano più?
«Lanciano poco, visto che i distributori non rientrano delle spese se l'investimento supera i cinquecentomila euro».
Ecco un altro per il quale i film si fanno sempre meno per il cinema che per la tv...
«... Eppure il contrasto fra queste due destinazioni non potrebbe essere più forte».
In sala tengono solo commedie e farse. Sono sempre state dominanti, ma non sono mai state esclusive.
«Perciò non so se continuerò a fare questo mestiere. Ormai è un ricordo l'energia allegra di quando si giravano anche trecento film l'anno».
Il cinema italiano ha sempre campato di exploit...
«Quando i film si somigliano, anche quelli americani, l'exploit diventa quasi impossibile».
Altro tasto dolente: quasi solo film seriali.
«E badi che il nostro cinema è meno seriali di quello di Hollywood».
Hollywood però quasi mai è sciatta; Cinecittà è quasi sempre è sciatta.
«Essere meticolosi costa molto di più».
Ma c'è una sciatteria che non significa risparmio: gli anacronismi nei comportamenti e nel lessico dei personaggi.
«L'ho notato anch'io. Si pensa che esso serva a metter lo spettatore a suo agio. Ma concordo con lei. Tenga anche presente che Giordana, nella Meglio gioventù, è stato preciso nel ricostruire un'epoca».


Lo era stato anche in Notti e nebbie. Ma Giordana non fa primavera.
«Per restare alla credibilità di una ricostruzione, girando il film su Maradona in Argentina, ho evitato anacronismi ed altri errori grazie alle maestranze locali e ai costi ridotti».

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