Le rivoluzionarie conquiste della moderna cardiochirurgia

La rivoluzione è cominciata nel 1967, quando un giovane chirurgo sudafricano - Christian Barnard - realizzò il primo trapianto di cuore nell'uomo: impresa che era stata per così dire annunziata a Stanford, a Baltimora, a Huston e che aveva avuto anche in Italia attenti sostenitori ( Baldoni, Dogliotti, Malan, De Gasperi). Per milioni di cardiopatici si aprivano nuove grandi prospettive. La corsa impetuosa della cardiochirurgia non si ferma ma lascia spazio a molti interrogativi. Uno in particolare: by-pass o angioplastica?
Ne parliamo col professor Lorenzo Menicanti, che dirige la seconda divisione di cardiochirurgia dell'IRCSS Policlinico di San Donato Milanese. «La risposta - dice -arriva da due prestigiose istituzioni: la Società europea di cardiologia e la Società europea di cardiochirurgia. Esse hanno elaborato nel settembre scorso del 2010 precise linee-guida cui tutti dobbiamo fare riferimento. Eccole in sintesi: il by-pass (un intervento complesso che dura più di tre ore) è consigliato nei casi più gravi, quelli in cui c'è stato un maggior danno coronarico. L'angioplastica è consigliata nelle forme acute Quando un infarto miocardico si sta producendo, subito dopo l'evento ischemico. Gli effetti benefici del by-pass durano a lungo. L'angioplastica, invece, in una alta percentuale di casi va rinnovata dopo pochi anni. Le nuove linee guida insistono molto sulla creazione di un «Heart Team» in ogni ospedale, composto da un chirurgo, un cardiologo clinico ed un cardiologo interventista con il preciso compito di informare correttamente il paziente ed intraprendere la terapia più appropriata». L' IRCCS Policlinico San Donato Milanese è l'ospedale che in Italia effettua (nelle modernissime strutture del Centro Malan) il più alto numero di interventi di cardiochirurgia: 1700 l'anno,di questi circa il 35% è rivolto al trattamento delle malattie coronariche. Il professor Menicanti vi opera dal 1988 ed è consultato, in Italia e all'estero.jbh Nella sua veste di vice presidente della Società italiana di cardiochirurgia, partecipa ai più importanti incontri scientifici internazionali. A ffluiscono a San Donato cardiochirurghi da tutto il mondo, prevalentemente americani (150) cui egli illustra la terapia chirurgica dello scompenso cardiaco, che consiste nell'asportazione delle parti necrotiche del ventricolo sinistro.

«È un intervento delicato, ma l'unico che può riportare il cuore alle misure normali. Nel nostro Centro ne abbiamo già effettuato millecinquecento».

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