«La rivoluzione non si fa spostando i quadri»

Marina Pugliese, critica d’arte e direttrice del Museo del Novecento come giudica la proposta dell’assessore alla Cultura Stefano Boeri di spostare il Quarto Stato di Pellizza da Volpedo dal museo?
«Un enorme passo falso. Vogliono fare la rivoluzione? Non si fa certo spostando i quadri, assumano i precari del museo».
Come, scusi?
«Sarebbe molto più rivoluzionario mettere in regola tutti i lavoratori precari...»
Anche più di sinistra, se vogliamo...
«Certamente, in un momento di crisi globale e di crisi della cultura mi sembra che non sia una priorità mettersi a smontare una delle poche cose che sono state fatte».
Quanto verrebbe a costare traslocare l’opera a Palazzo Marino?
«Difficile dirlo perché i costi di allestimento e di protezione dell’opera sono stati calcolati ad hoc, o meglio, è stata costruita una teca apposta antiproiettili, antivandalismi, antiriflessi. Per esporre la tela in quello spazio è stata costruita una passerella che collega la rampa delle scale alla sala. È stato fatto uno studio per illuminare la tela: tutto ciò è costato svariate centinaia di migliaia di euro. Anche a Palazzo Marino sarebbe necessario studiare un sistema di protezione o di sorveglianza, e un allestimento ad hoc. E comunque...»
Cosa?
«Il Quarto Stato è l’incipit del percorso espositivo perché così ha stabilito un concorso del Comune nel 2000 vinto dall’architetto Italo Rota. Il bando prevedeva che l’opera fosse inserita nella torre, vero spazio pubblico aperto a tutti».
Dal punto di vista museale cosa implicherebbe spostare l’opera?
«Bhè si dovrebbe riconsiderare l’intero percorso espositivo. Poi rifare il catalogo del museo, i pannelli esplicativi. Non è stato facile organizzare la collezione intorno al Quarto Stato: si tratta di un’opera Divisionista di inizio secolo, mentre il resto della collezione Divisionista si trova alla Galleria di Arte Moderna. Abbiamo dovuto giustificare lo iato creato dall’opera, che rappresenta una frattura rispetto agli altri quadri dei primi del Novecento esposti».
Pensa che quest’operazione porterebbe un danno di immagine al museo e alla città?
«Non rispondo, ma il mio silenzio è eloquente».
Come commenta il calo vertiginoso dei visitatori, passati da 180mila di Dicembre, quando aprì il museo, agli 8000 di Agosto?
«Bhè è naturale che un museo che apre gratis in Duomo attiri migliaia di visitatori. Io lo dicevo: i numeri di dicembre avevamo un valore relativo, ma non mi stuipisce nemmeno che non ci siano visitatori a luglio e agosto: Milano non è una città turistica e ad agosto non c’è in giro nessuno. Detto ciò a giugno abbiamo avuto 20mila presenze, che sono tantissime».
Ha parlato con l’assessore Boeri dopo la pubblicazione del post su Facebook?
«No, ma mi ha stupito che si sia passati da un post su Facebook a un comunicato congiunto del sindaco nel giro di due giorni. Detto ciò, la casa dei milanesi è il museo del Novecento, e non Palazzo Marino. Non solo, il Quarto Stato si può sempre ammirare gratis, anche adesso.

Boeri non si nemmeno preoccupato di pensare a un’opera da mettere al suo posto. Proietteremo Novecento di Bertolucci...».
Ha pensato di dimettersi?
«Sì eccome, anche perché sono lontana, la polemica mi ha rovinato la vacanza».

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