Fin da quando lo vidi in teatro, la prima volta, nelle vesti del vendicativo figlio di Agamennone nell'Orestea di Calenda, scrissi che finalmente il teatro italiano aveva trovato l'erede di Gérard Philipe. Perché Alessandro Preziosi, oltre al rigore intellettuale, possiede la stessa furia iconoclasta e ribelle dell'interprete del Diavolo in corpo. Glielo dico e subito una franca risata spiana la via alla prima domanda. Che in realtà è una scherzosa smentita da parte dell'interessato dato che l'innamorato di Elisa di Rivombrosa precisa subito con grazia che l'immortale Gérard non si è mai calato nei panni di un santo.
Mentre lei non si è lasciato sfuggire questa possibilità?
«Come, non lo sa? Ho appena finito di doppiare il Sant'Agostino che ho girato l'estate scorsa ad Hammamet, nella sontuosa Cinecittà tunisina. La fiction, di Christian Duguay, il 2 settembre verrà proiettata in visione privata davanti al Papa, prima di passare su Raiuno».
È stata un'esperienza insolita?
«In un certo senso sì, dato che per la prima volta ho recitato in inglese come un perfetto yankee».
E a parte la lingua?
«Ci siamo sforzati di tradurre in immagini, oltre all'avventura umana di Agostino, la mirabile architettura letteraria delle Confessioni, il compito più arduo che esista».
Sono curioso: vedremo un atletico Padre della Chiesa dei giorni nostri o un ascetico pensatore del passato?
«Né l'uno né l'altro. Il mio Sant'Agostino è un illuminato che trionfa su un mondo ostile e diviso affermandosi come il vincitore dell'universo».
Che rapporto ha l'eroe dell'onnipotenza del pensiero con un eroe del dubbio come Amleto, che quest'anno riporta in giro per l'Italia?
«La persona reale di Agostino e il personaggio creato da Shakespeare possiedono entrambi il dono dello spirito».
In che senso, scusi?
«Sia l'uno che l'altro cercano l'assoluto della verità, l'indispensabile presupposto della giustizia. Che ahimè realizza solo il santo in quanto abitato da Dio».
Un bel salto per un attore divenuto star grazie al serial di Cinzia Th Torrini.
«Ma quello era un gioco, un autentico divertissement che si respirava su un set allegramente percorso da scolari in libera uscita. Un'esperienza talmente unica da essere irripetibile».
Mentre adesso...
«Adesso, se voglio concedermi una pausa, voglio agire in prima persona».
Magari come regista?
«Perché no? In fondo, un progetto c'è già».
Guarda guarda, e quale sarebbe?
«Una commedia satirica sulla società italiana dal titolo irresistibile per un napoletano doc come me».
Me lo dica subito.
«Cosa ne dice di “Devo solo vendere la pizza”?».
Perbacco. Ne sarà anche il protagonista?
«Se mai si farà, vedrete un Preziosi comico e patetico al giusto punto di cottura dato che...»
Che?
«Sarò un giornalista dell'Espresso che, stanco di far politica sulla carta stampata, vuol cambiar radicalmente attività e stile di vita».
Buttandosi sulla «Grande Abbuffata»?
«Questo non glielo rivelo neanche sotto tortura».
Avanti, mi dica cosa bolle in pentola.
«Posso anticiparle che sarà, in un certo senso, un altro Dramma della gelosia. Con la differenza che l'eroe stavolta non vorrà castigare la donna che ama, ma l'intera classe dei suoi antichi colleghi».
A proposito di cinema, è vero che sarà protagonista del prossimo film di Ozpetek?
«Sì, e ne sono felicissimo. Lavorare con un regista che non ha il timore di indagare sui sentimenti al punto di porre il dito sulle piaghe del comportamento individuale è un privilegio da non sottovalutare».
Che parte farà?
«È ancora top secret. Ma posso anticiparle che il film, tuttora privo di un titolo, verterà sul complesso rapporto tra genitori e figli».
Scoperchiando un nido di vipere?
«Non esageriamo. Ha visto Un giorno perfetto, la sua ultima pellicola tratta dal libro di Melania Mazzucco? Credo che il percorso della nuova fatica di Ferzan, che inizierà ai primi di settembre, sarà l'ideale prolungamento di quell'avventura».
Si spieghi meglio.
«Penso che anche qui si parlerà del potere distruttivo dell'amore, un problema che coinvolge tutti quanti in una società in rapida trasformazione come la nostra, squassata da venti contrari quanto incontrollabili».
E per il futuro che progetti ha?
«Continuare a cambiare per non abituarmi a me stesso».
E la popolarità? Come la
considera un uomo come lei?«Come un piacevole scherzo del destino, è d'accordo?».
Mi sembra un assioma pirandelliano.
«Ma certo! L'ideale per un attore è essere Uno, nessuno e centomila».
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