Ieri il cronista del Giornale ha fatto una domanda pertinente sulla stato della liquidità di Alitalia e il numero uno Rocco Sabelli, ha risposto, seccato e maleducato, «sono affari nostri». E ha tolto la parola a Paolo Stefanato invitato, evidentemente, a farsi gli affaracci suoi.
Ciò che segue è il resoconto che, immaginiamo, Saputelli si sarebbe aspettato dai giornali, senza rispondere a troppe noiose domande.
Punto primo. Alitalia è la migliore compagnia aerea al mondo. I costi per sedia sono a livello low cost. Gli accordi internazionali ci proiettano nell’Olimpo dei grandi vettori. A Linate le folle festanti si uniscono nell’applauso per il monopolio assegnato per legge alla compagnia (nonostante nei primi tre mesi del 2010 proprio a Linate in cui Alitalia fa da padrona il traffico sia diminuito del 7,7 per cento. Insomma, peggio del disastroso 2009, nda). In Alitalia non si sciopera e la sua puntualità sta diventando proverbiale. Il Devoto Oli, interpellato al riguardo, sta valutando l’inserimento della nuova voce «alitalieggiare» per indicare l’attitudine di un’azienda a fare tutto con grande puntualità. C’è chi preferirebbe «Sabellare»
Punto secondo. I manager di Alitalia sono bravissimi. Ma anche belli. Se è vero che Colaninno è multiplatform (una battuta per la quale Rocco è stato già contattato da Campanile, o giù di lì), il nostro Sabelli è semplicemente il Barone Rosso della Magliana, il Jack Welch de’ Fiumicino. Uno che nel giro di dieci anni ti svolta le tlc italiane e poi l’informatica e poi il trasporto aereo, non si capisce bene perché sia rimasto l’unico a cui il premier non abbia chiesto di fare il ministro dello Sviluppo economico. È vero, ha spostato sempre più in avanti il momento in cui si arriverà al pareggio operativo, in buona sostanza il momento in cui i costi saranno pari ai ricavi, ma c’è stata la crisi, e poi la sicurezza e poi persino il vulcano. Occorre comprenderlo.
Punto terzo. Il concetto è semplice e lo possono capire anche i cronisti del Giornale. Gli affari di Alitalia che funzionano sono di tutti e dunque pubblici; quelli che fanno acqua sono solo loro e dunque privatissimi. Ma a pagarli saremo noi? Oppure gli azionisti. Tra cui non figura Saputelli. Boh. Non è chiaro. Andare a questionare come sia composta la liquidità, una robetta che gli azionisti di Sabelli sono costretti a dire anche ai propri uscieri, rappresenta un’impertinenza da stroncare.
Sabelli, a forza di volare alto, ha dimenticato l’educazione. Pazienza. D’altronde è un po’ come il coraggio, non se la può dare da solo. Ma ha anche dimenticato (non è il solo) che se si convoca una conferenza stampa, si cerca di rispondere alle domande.
Nessuno obbliga Alitalia a convocare una conferenza stampa. E nessuno ci obbliga (Linate permettendo) a volare Alitalia. Amici come prima?