Rogo, il gestore indagato per omicidio

Rogo, il gestore indagato per omicidio

È indagato per omicidio colposo plurimo e incendio colposo il macedone di 48 anni, gestore del Sabor Latino, il locale di via Cappadocia, a San Giovanni, dove sabato notte hanno perso la vita in un rogo causato da un corto circuito quattro stranieri. Le vittime sono il peruviano Julio Cesar Ortega Arteaga, 25 anni, dj del locale; Marisel Danile Vasile, operaio romeno di 24; una ragazza del Salvador, Guadalupe Nunez, di 25 anni e Anelly Berta Villatoro Alvarado, 21 anni, del Guatemala, entrambe badanti. L’indagine è coordinata dal pm Maria Bice Barborini che ha avuto una prima informativa dai carabinieri. Stando a quanto già accertato dagli investigatori, il locale, che si trovava in un seminterrato, doveva essere chiuso perché privo dei requisiti di legge. Non solo, ma una delle porte del night era bloccata perché difettosa. E, invece, nonostante il divieto, si tenevano spesso serate danzanti che ospitavano solitamente sudamericani. Il pm ha già disposto gli esami autoptici che saranno effettuati oggi.
Sulla vicenda è intervenuta l’associazione dei consumatori Codacons per chiedere come mai, nonostante il Sabor Latino non fosse in regola, nessuno fosse mai intervenuto per chiuderlo. «Un dettaglio inquietante è emerso sul caso dell’incendio nel locale che ha causato la morte di 4 persone - dice il presidente, Carlo Rienzi - Apprendiamo che già dal 15 dicembre 2009 il Comune aveva proibito qualsiasi attività nel locale, proprio perché privo dei requisiti di legge. Ci chiediamo come sia stato possibile che in tre mesi nessuno abbia fatto nulla per impedire che la discoteca proseguisse le proprie attività. La polizia municipale di zona era a conoscenza del provvedimento comunale? E se sì, perché non è intervenuta per far chiudere il locale che violava palesemente le leggi e le disposizioni del Comune?. La magistratura - prosegue Rienzi - farebbe bene ad accertare anche le responsabilità delle autorità competenti legate alla morte dei 4 giovani stranieri, e verificare se vi siano state omissioni o negligenze e da quanti anni il locale in questione operava nonostante fosse privo dei requisiti previsti dalle leggi vigenti». Il fatto che il locale-trappola fosse fuori legge ha colpito anche Duilio Rossi, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, che ha teso la mano al Campidoglio. «Ha ragione il sindaco Alemanno - ha detto - la tragedia in cui hanno perso la vita quattro persone non è solo frutto del caso. Ci sono le regole e tutti devono rispettarle. Finalmente c’è un’amministrazione comunale che dà un senso alla parola legalità e l’Ordine degli Ingegneri è pronto a dare il suo contributo, affinché siano accertati i casi in cui (nelle abitazioni, nei circoli culturali e in ogni altro luogo di ritrovo) la legge non viene rispettata, mettendo a rischio la vita dei cittadini».
Su proposta del presidente del consiglio comunale Marco Pomarici, intanto, ieri l’aula Giulio Cesare ha osservato un minuto di silenzio in ricordo delle vittime.

«Non possiamo rimanere indifferenti - ha detto Pomarici - di fronte a un simile dramma che ha gettato nello sconforto molte persone e molte famiglie. A loro giunga il nostro profondo cordoglio e il nostro raccoglimento».

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