Roma

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Secondo la Corte d’appello di Roma, così come era stato per il tribunale di primo grado, non basta che i titolari del celebre ristorante «Alla rampa» di piazza di Spagna (nella foto Ansa) abbiano legami di parentela con la cosca Pelle-Vottari, per intenderci quella della faida sfociata nella strage di Duisburg, per qualificarli come appartenenti alla cosca stessa, una delle più pericolose della ’ndrangheta. Perciò i giudici di secondo grado hanno detto no al sequestro del locale, sebbene abbiano rilevato che l’acquisto del ristorante era stato fatto in parte in nero. «I legami di parentela con persone inserite in organizzazioni mafiose - si legge nelle motivazioni - di per sé non possono far ritenere che tutti i familiari appartengano a tali organizzazioni. In questa logica di parentado possono trovare giustificazione le frequentazioni intercorse». La procura di Roma avrebbe a questo punto intenzione di ricorrere in Cassazione per ribaltare il verdetto.

Non è la prima volta che si parla di ’ndrangheta in parallelo ai ristoranti romani: di recente è stato sequestrato il Café de Paris, simbolo della Dolce Vita.

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