«A Roma sarò il Kakà delle piscine»

Pensi a un Kakà in costumino e scopri una faccia da marine, pelle chiara e famiglia molto unita. L’altra faccia dei Kakà del Brasile. Oggi dici Kakà e pensi: bravo ragazzo, un campione di successo, uno che piace a tutti. Quanti ce ne saranno? Boh! Quella faccia da marine risponde all’identikit. Il nome, Cesar, è da predestinato. Anche se lui, molto più semplicemente, ricorda che gli deriva dal bisnonno, italiano come la bisnonna. Il resto fa Cielo Filho, anche il cognome dice qualcosa. E per Cielo....
Bene, Cesar Cielo Filho è un brasiliano di successo, che ha scelto il nuoto anziché il calcio. Ammette: «Ho sempre preferito la pallavolo». Bel fustacchione, un metro e 95 per 80 kg, prima medaglia d’oro olimpica brasiliana nel nuoto (50 stile libero), bronzo nei 100 sl, nato 22 anni fa a Santa Barbara d’Oeste, nello Stato di San Paulo che non a caso comprende 13 milioni di oriundi italiani. Studia negli Stati Uniti, International business alla Auburn University, unico sistema per studiare, allenarsi e competere ad alto livello.
Certo non guadagna quanto Kakà e nemmeno fa svenire le folle, anche se il Brasile, dopo le conquiste olimpiche, ha cominciato a guardarlo con altro occhio. Ma ora è il suo momento. Nell’ultima settimana di luglio, Cielo cercherà di far conquiste nella terra degli avi. Roma, mondiali di nuoto, tutt’uno per spiegare perché un brasiliano può essere un Kakà del nuoto.
Scusi Cielo, fra lei è Kakà c’è qualcosa in comune?
«Il fatto che lui sia il mio giocatore preferito: grande talento, si è sempre migliorato negli anni, un grande professionista. Mi piace come si pone con i media e con il pubblico. Anche se io nel calcio tifo per la Uniao Barbarien, la squadra della mia città».
In comune anche il grande legame con la famiglia...
«Certo, mia madre Flavia segue il mio sito internet e cura la mia immagine. Ho una sorella, ogni decisione viene discussa dalla famiglia. Mio padre è medico e a lui devo la mia carriera nel nuoto».
Spieghi...
«Ho iniziato a fare sport a 7 anni. Judo fino ai 9 anni, poi pallavolo e nuoto. Mio zio nuotava, i miei genitori avevano un caro amico che faceva l’allenatore e i medici consigliano sempre il nuoto. Mio papà è medico, dunque...».
Anche lei è un uomo di fede come Kakà?
«In Brasile la fede fa parte della nostra cultura. Lo si nota dal numero delle chiese e da quanto siano belle. Io mi faccio il segno della croce due volte prima di una gara».
Le medaglie di Pechino le hanno cambiato la vita?
«È stato grandioso. Qualcosa è cambiato: ora devo stare attento all’immagine, agli sponsor, agli impegni».
Cosa pensa delle mattane di Phelps?
«Ha appena 23 anni, un’età dove è ancora permesso fare errori. Nessuno è perfetto. Ma a Roma sarà sempre grande».
Non crede che i nuovi costumi stiano rovinando la credibilità del nuoto?
«Aiutano ad andare forte. Non sono né contro né a favore, ma è fondamentale che tutti possano gareggiare alla pari, senza svantaggi per nessuno».
Esiste il doping nel nuoto?
«Esiste in ogni sport, anche se ho una visione abbastanza pulita del nuoto. Credo che molti nuotatori non facciano uso di sostanze dopanti».
A quali nuotatori si è ispirato Cielo?
«Alexander Popov è stato il più grande stile liberista: era perfetto. Eppoi il brasiliano Gustavo Borges».
Bernard, Sullivan, Magnini: tre uomini da podio?
«Non bisogna dimenticarli mai, neppure in allenamento».
Chi sarà la stella a Roma?
«Mi sto impegnando molto per essere io».
La nuotatrice più glamour del mondo?
«La velocista brasiliana Flavia Delaroli e l’ungherese Zsuzsanna Jakabos che fa i misti».


La Pellegrini? Intesa come atleta e donna?
«Non la conosco abbastanza. Ma chi vince una medaglia olimpica ha sempre qualcosa di speciale».
Fidanzata e hobbies?
«Nessuna fidanzata e per gli hobbies una sola regola: che richiedano poca energia, ne metto già tanta in acqua».

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