Cronaca locale

Hashish e guida pericolosa, così Genovese ha causato la morte di Gaia e Camilla

Respinta la richiesta di patteggiamento della pena per Pietro Genovese, il 21enne che lo scorso 22 dicembre travolse con l'auto Gaia Romagnoli e Camilla Von Freyman in corso Francia

Hashish e guida pericolosa, così Genovese ha causato la morte di Gaia e Camilla

È stata respinta la richiesta di patteggiamento per Pietro Genovese, figlio del regista Paolo che, la notte del 22 dicembre 2019 ha investito e ucciso due sedicenni, Gaia Romagnoli e Camilla Von Freyman, in Corso Francia a Roma. Secondo il pm Roberto Felici, la pena finale del patteggiamento "appare non corrispondente alla gravità del fatto commesso" per il grado della colpa e l'entità del danno.

I fatti

Il tragico investimento si è verificato la sera del 22 dicembre scorso. Pressapoco alla mezzanotte, Gaia e Camilla, due giovani adolescenti romane residenti in zona Collina Flaming, vengono travolte da una Renault Koleos mentre attraversano in prossimità delle strisce pedonali di Corso Francia, all'altezza di Via Flaminia. A bordo della vettura, che procede alla velocità di 90 chilometri orari, c'è il 21enne Pietro Genovese, figlio del regista di ''Perfetti sconosciuti", Paolo. Le due ragazze muoiono su colpo - "per sfondamento della scatola cranica", si leggerà più tardi nel referto autoptico - mentre l'investitore viene trasportato al Policlinico Umberto I di Roma in stato di confunsionale. Nelle ore seguenti, il test della droga e quello alcolico riveleranno la positività alle sostanze stupefacenti (cocaina e hashish) dell'investitore oltre che la misura di un tasso etilico nel sangue superiore di quasi tre volte a quello consentito dai termini di legge. Indagato fin da subito per omicidio stradale, il 21enne viene arrestato , in regime domiciliare, al mattina del 26 dicembre.

Il nodo del semaforo e quello della velocità

Tra le tante criticità della vicenda, sono state a lungo motivo di controversia tra le varie parti in causa quelle della velocità e del semaforo di corso Francia. A seguito dell'acquisizione di numerose perizie - l'ultima, depositata a piazzale Clodio lo scorso 20 aprile- e delle testimonianze di alcuni astanti l'incidente, il procuratore Nunzia d'Elia e il sostituto Roberto Felici hanno dedotto che l'incidente avrebbe potuto essere evitato se il Suv avesse rispettato la velocità dei 50 chilometri orari imposti per la percorrenza del viadotto. Genovese ha sempre sostenuto di aver viaggiato ad un passo moderato e di essere ripartito col verde nonostante le condizioni di scarsa visibilità per la pioggia incessante di quella sera. "Sono sbucate all'improvviso, non lo ho viste", ha ripetuto il 21enne nel corso degli interrogatori ma i fatti proverebbero tutt'altro.

Il 21enne è imputato per il reato di duplice omicidio stradale con l'aggravvante della guida in stato di ebbrezza. Non gli è stata contestata, invece, la positività agli stupefacenti in quanto potrebbe averli assunti nei giorni precedenti al drammatico incidente.

Respinta la richiesta di patteggiamento

I legali del ragazzo, Franco Coppi e Gianluca Tognozzi, hanno chiesto per il loro assistito - tuttora ai domiciliari - un patteggiamento a 2 anni e 6 mesi di reclusione con pena sospesa. La proposta è stata rifiutata dal pm Roberto Felici in quanto "la giovane età del ragazzo, 21 anni, - scrive il Corriere della Sera facendo fede agli atti - è cedevole rispetto alla sua condotta di vita, dovendosi negativamente valorizzare la condizione di droghe leggere e le trasgressioni ripetute del codice della strada". Ma anche la "richiesta di concessione delle attenuanti di generiche in ragione della giovane età", prospettata dai difensori del ragazzo, è stata rifiutata. Il pm lo desume da due circostanze. Anzitutto, l'esito degli esami tossicologici che hanno provato come il 21enne sia assuntore di droghe leggere poi, i punti sulla patente (zero) sono il risultato delle tante violazioni al codice della strada. Anche l'aumento di pena a sei mesi viene definito "inadeguato" dal momento che per il grado della colpa e l'entità del danno "appare non corrispondente alla gravità del fatto commesso", conclude il sostituto Felici.

Nessuna proposta di risarcimento ai familiari delle vittime

Da parte della famiglia Genovese non è giunta alcuna proposta di risarcimento per le famiglie di Gaia e Cammilla. In merito a questo aspetto della vicenda, il pm scrive che ne è stata avanzata una solo dalla società assicuratrice del veicolo il cui contratto "non risulta essere stipulato dall'imputato". Pertanto, spiega Felici "l'intervento risarcitorio non è ricollegabile a Genovese".

Secondo la Procura, il ragazzo non ha proposto una somma proveniente dal suo patrimonio familiare ma solo il risarcimento dell'assicurazione.

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