Cronaca locale

Roma, rom evadono da Rebibbia: caccia all'uomo in Lazio e Toscana

Il Sappe lancia l'allarme: nessuna sentinella sulle mura e mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento. "Avevamo già denunciato una situazione grave nel carcere di Rebibbia"

Roma, rom evadono da Rebibbia: caccia all'uomo in Lazio e Toscana

Grave episodio di evasione avvenuto poco fa nel carcere romano di Rebibbia. Stando a quanto riportato da Agi, qualche minuto dopo le ore 12, due detenuti di etnia rom sono riusciti ad approfittare del momento giusto per calarsi dal muro di cinta della struttura penitenziaria utilizzando una manichetta antincendio.

Ad eludere la sorveglianza ed a darsi alla fuga un 40enne, tale Davad Zukanovic, nato a Olbia e trattenuto dietro le sbarre della casa circondariale per i reati di furto, riciclaggio, lesioni e falso materiale. Il complice è invece un uomo di 46 anni, il croato Lil Ahmetovic, incriminato per ricettazione, falso materiale e false dichiarazioni a pubblico ufficiale.

Gli agenti della penitenziaria hanno fatto scattare immediatamente l'allarme e da quel momento si è aperta una caccia all'uomo nel tentativo di individuare i due fuggitivi prima che riescano a far perdere definitivamente le proprie tracce. Le ricerche da parte degli uomini della questura di Roma si sono concentrate inizialmente nel campo nomadi di via Salviati ed in quello di via Salone, ma vengono tenuti sotto costante monitoraggio anche gli aeroporti di Fiumicino e Ciampino.

Stando agli ultimi aggiornamenti, i due rom, entrambi condannati al carcere fino al prossimo 2029, potrebbero tuttavia aver già raggiunto la Toscana, dove le forze dell'ordine sono state messe in allerta.

"Due detenuti rumeni sono fuggiti dopo avere scavalcato il muro di cinta, usando una manichetta dell'acqua, favoriti dal probabile mancato funzionamento del sistema anti-scavalcamento e dal fatto che non ci sono le sentinelle della Polizia penitenziaria sul muro di cinta", denuncia il segretario generale del Sindacato autonomo di Polizia penitenziaria Donato Capece, come riportato da Agi. "Un fatto grave, che è conseguenza di una sottovalutazione degli allarmi lanciati dal Sappe negli ultimi giorni. Questa evasione è la conseguenza dello smantellamento delle politiche di sicurezza dei penitenziari e delle carenze di organico della Polizia penitenziaria, che ha 7mila agenti in meno. Non più tardi dello scorso 28 maggio", spiega il segretario, "il Sappe aveva indirizzato ai vertici dell'Amministrazione penitenziaria nazionale e del Lazio una dettagliata nota proprio sulle criticità della Casa di reclusione di Rebibbia".

Una situazione, quella del carcere romano, decisamente problematica. "Solo per dare una idea della rilevante mancanza di poliziotti, è bene ricordare come il Decreto ministeriale 2 ottobre 2017 abbia previsto, per la casa di reclusione di Roma, una dotazione organica di 196 agenti, a fronte di una presenza effettiva complessiva nei diversi ruoli di 150 unità (ovvero 46 poliziotti in meno con una carenza che supera il 25% del previsto). E ancora", prosegue Capece, "sui 150 poliziotti ivi in servizio ben 81 unità hanno più di 50 anni (e quindi avrebbero diritto ad essere esonerati dai turni notturni e da servizi particolarmente gravosi), 37 sarebbero fruitori di permessi legge 104/92 e circa 10 unità saranno quelle che andranno in quiescenza durante l'anno in corso. Appare del tutto evidente come tale endemica carenza, si stia ripercuotendo negativamente sulla efficienza del servizio e soprattutto come stia pregiudicando fortemente l'ordine e la sicurezza dell'istituto. I colleghi, infatti, con non comune senso del dovere e per garantire lo svolgimento delle innumerevoli attività rieducative del penitenziario, sono costretti a turni di lavoro massacranti. Ma ormai sono allo stremo delle forze. Per di più", aggiunge ancora il segretario, "l'istituto in parola ospita diverse tipologie di detenuti: diversi soggetti hanno problemi di natura psichiatrica e numerosi sono i cc.dd.

collaboratori di giustizia che, evidentemente, richiedono una maggiore cautela e una più assidua sorveglianza".

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