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Romanzo criminale: soldi, donne e sangue Gli irresistibili cattivi vendicano il Libanese

Su Sky Cinema 1 dieci nuovi episodi sulla banda della Magliana. Servizi deviati, avidità, autodisgregazione e un tragico epilogo

Romanzo criminale: soldi, donne e sangue  
Gli irresistibili cattivi vendicano il Libanese

Roma - Sì può raccontare il Male? È eticamente accettabile inscenare le imprese di eroi negativi? Non c’è il pericolo di un’identificazione dannosa per la società? Le risposte di Giancarlo De Cataldo alle domande che lui stesso s’è fatto, ora che il suo libro Romanzo Criminale viene addirittura prolungato (dopo il film di Michele Placido e la serie tv) nella seconda stagione dell’omonima serie Sky (dal 18 novembre tutti i giovedì alle 21 su Sky Cinema 1), sono secche - due sì e un no - ma frutto di un ragionamento più complesso che, fortunatamente, prescinde dall’esposizione dei numeri di grande successo di tutta l’operazione: «Il Male, che fa parte della natura umana, preesiste alle sue rappresentazioni ed è uno dei sistemi più antichi elaborato dall’uomo per fare i conti con se stesso». E, comunque, per non lasciare spazio a dubbi, lo scrittore e magistrato precisa: «Non so quanti se ne siano accorti ma alla fine in Romanzo Criminale i cattivi pagano tutti un prezzo elevatissimo alla loro scelta di vita. Tutti morti, e gli altri in galera».

Più o meno quello che succederà anche nella serie Romanzo Criminale 2 (in più ci saranno delle fughe all’estero), prodotta da Cattleya e Sky Cinema e diretta sempre da Stefano Sollima (a breve sul set del «poliziottesco» Acab dall’omonimo libro di Carlo Bonini), in cui i vari protagonisti della banda, il Freddo (Vinicio Marchioni), il Dandi (Alessandro Roja), Bufalo (Andrea Sartoretti), si trovano soli senza più il loro capo carismatico, il Libanese (Francesco Montanari) ucciso nell’ultima puntata della prima serie. Toccherà a loro vendicarlo ma soprattutto cercare di portare avanti il micidiale disegno criminale del completo controllo malavitoso della Capitale. L’unico disposto a fermarli è l’idealista ma intraprendente commissario Scialoja (Marco Bocci). Per farlo si servirà anche della prostituta Patrizia (Daniela Virgilio), legata al Dandi, con cui inizia una relazione tormentata e passionale che farà emergere il lato oscuro del suo carattere.
Il tutto accompagnato dalla consueta e spietata rappresentazione, di finzione, della violenza della banda ispirata però a quella, vera, della Magliana. E se nella prima serie erano gli anni ’70 a fare da palcoscenico alla parabola ascendente della banda di criminali, toccherà ora agli anni ’80 raccontare in 10 episodi la fase discendente e conclusiva senza però lasciare mai da parte i riferimenti dietrologici a un grande burattinaio e ai servizi segreti deviati. «Ci lasciamo alle spalle i tempi delle stragi e del terrorismo per passare a quelli più scintillanti, forse più superficiali, in cui l’ambiente economico e sociale fa da sfondo il racconto dell’arricchimento che sarà il terreno di scontro della banda», spiega il regista Stefano Sollima che condisce la descrizione con una suggestione: «Si passa dal bianco e nero democristiano al colore delle nuove televisioni, un look decisamente più aggressivo».
Perfetto per piacere ancora ai fan che hanno decretato il grande successo della serie (135mila dvd venduti più di Lost e Dr. House, 82mila persone per la pagina di Facebook, applicazioni per iPhone, gadget e magliette) non solo in Italia (è stata venduta in più di 40 Paesi e si appresta a sbarcare negli Stati Uniti grazie all’Hbo che ne ha acquistato i diritti). Per l’occasione Sky ha fatto le cose in grande e ha presentato ieri sera a Roma (si replica il 16 novembre in altre 13 città), alla presenza di James Murdoch (il rampollo del magnate australiano), le prime due puntate con tanto di red carpet come si usa per i blockbuster.

E siccome il crimine paga, Riccardo Tozzi di Cattleya annuncia di star

lavorando, sempre con Sky, «a una nuova serie con la riproposizione di questo modello», mentre la tv satellitare si appresta a girare la fiction Faccia d’angelo sulla vita del boss Felice Maniero sceneggiata da Andrea Porporati.

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