Ronaldinho la spina del Milan E Matri si candida per gennaio

Alla fine, vinto dall’ultimo quesito sullo stesso argomento, Max Allegri ha ammesso: «Sì, forse ho sbagliato, potevo farlo entrare prima». In discussione, naturalmente, l’utilizzo di Ronaldinho rimasto in panchina per tre sfide consecutive e poi utilizzato nel finale con Fiorentina, Auxerre e Samp. Mai più di qualche minuto, recupero compreso, non oltre i dieci minuti canonici. Nemmeno Maradona, in quella microscopica frazione di partita, sarebbe riuscito a fare di più. Dinho invece almeno un gol, in Champions, il primo della stagione (ed è questo il deficit più vistoso della sua stagione, specie rispetto all’anno precedente), è riuscito a regalarlo: rotondo ancorché inutile, contro l’Auxerre, ma ha dato l’idea di un brasiliano recuperato alla causa, non ancora ai ritmi e allo stile di vita necessario per riscuotere credito presso Allegri.
Così, nella domenica in cui nessuna delle prime quattro è riuscita a vincere e il Milan ha tenuto a distanza di sicurezza la concorrenza, ha tenuto banco ancora una volta la questione Ronaldinho. Che può diventare la spina nel fianco di Allegri, lanciato verso una stagione di grandi soddisfazioni. Prima della confessione, resa ai microfoni di milanchannel, Allegri ha provato a resistere, difendendo con orgoglio le sue scelte. «Ho visto che la squadra non era stanca e non volevo alterarne gli equilibri. Magari lo facevo entrare prima e cambiava in peggio il risultato» l’osservazione del livornese che sarà inseguito dall’affare Ronaldinho anche stasera, nell’apparizione in tv, a Mediaset premium, in compagnia di Giovanni Galeone che è stato il suo allenatore a Pescara e anche il suo consigliori durante le prime esperienze sulla panchina.
Ronaldinho può lamentarsi con qualche ragione del trattamento ricevuto. Perché non si possa e non si debba parlare di accanimento nei suoi confronti, sarà meglio, tra Brescia, Bologna e Roma, le prossime tre partite prima della sosta, riservargli uno spezzone di partita. Nel frattempo Ronaldinho è rimasto sulle sue e anzi, col comportamento pubblico e privato, ha dimostrato di voler recuperare il rapporto con lo spogliatoio. Dopo le scuse per le ore piccole, a Milanello ha «adottato» Robinho e condiviso i suoi malumori con Seedorf. Didascalico, sotto questo punto di vista, l’abbraccio di Robinho seguito al gol-gioiello di Marassi. Ancora più interessante l’opera di recupero tentata dall’olandese che ha moglie e dna calcistico brasiliano. Il «gaucho» non si muoverà a gennaio, come qualcuno potrebbe temere: non è il tipo, non ci sono nemmeno le condizioni. Le decisioni sul suo futuro saranno prese nella tarda primavera quando cominceranno, a Milanello, le consultazioni per i rinnovi contrattuali. Non saranno confermati tutti, naturalmente, e non tutti riceveranno le stesse proposte. Perciò Ronaldinho può eventualmente preparare con cura il suo ritorno in Brasile, specie se riuscisse a conservare il posto nella seleçao, che è al momento l’obiettivo numero uno.
Allegri ha l’appoggio di Galliani, sotto sotto anche quello di Berlusconi, lieto quando il suo Milan è in grado di vincere e di convincere col gioco. Perciò il livornese ha firmato l’ammissione prima di tornare da Genova a Milano: non ha nessuna voglia di crearsi complicazioni. Specie se si tiene conto che con questo Robinho in gran spolvero, anche Pato rischia di stare a guardare da gennaio prossimo, in coincidenza con la ripresa dell’attività e la riapertura del calcio-mercato.

Su questo fronte è giunta una mezza disponibilità da parte di Alessandro Matri, centravanti di scuola milanista, attualmente al Cagliari, ieri in gol due volte contro il Lecce, il miglior bomber italiano nella speciale classifica. «Tra Juve e Milan, sceglierei il Milan» la sua sintesi. Che non dev’essere sfuggita a Galliani.

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