(...) calcio del paese è stato aggredito e picchiato da un gruppo di zingari per cercare di ristabilire lordine su quel campetto. Massimiliano Massa in quellimpianto lavora da qualche anno come gestore: cura la manutenzione ordinaria, aggiusta le reti delle porte, tiene le prenotazioni. Qualche giorno fa, arrivato verso sera al campo, non lo ha trovato vuoto ma su quel campetto giocavano venti persone, senza prenotazione: «Erano un gruppo di venti persone da bambini ad adulti sopra i trentanni- racconta Massa-. Hanno forato la rete di recinzione dietro una delle due porte e si sono infilati nel campo. Non è la prima volta che mi accorgo che qualcuno entra a giocare tagliando le reti, ma questa volta è successo di peggio».
Quel peggio è nato dopo il cortese invito del custode al pattuglione di nomadi di andarsene dal campo: «Gli ho chiesto di allontanarsi perché avevo bisogno di tracciare le righe sul terreno: unora dopo cera una partita di persone che regolarmente pagano per venire a giocare- prosegue-. Ma loro non ne hanno voluto sentire di smetterla». «Ora giochiamo noi, devi capire che qui non comandi tu ma comandiamo noi» hanno risposto a Massimiliano Massa che ribattendo al gruppo di lasciare la struttura gli ha «minacciati» di chiamare i carabinieri nel caso in cui non se ne fossero andati.
Non lavesse mai fatto: dei venti, una decina hanno abbandonato il pallone con cui stavano giocando e hanno accerchiato il 28enne, «Facciamo quello che vogliamo» lo hanno minacciato cominciando a sputargli in faccia fino a quando uno non ha provato a colpirlo con un pugno al volto: «Sono riuscito a scansarmi ma non sapevo come difendermi- ricorda-, così mi sono rintanato nello spogliatoio per chiamare la polizia. Ma una volta chiusa la porta hanno cominciato a prenderla a calci tentando si montarla e hanno spaccato una finestra». I vetri di quella finestra hanno tagliato le braccia di Massimiliano che cercava di tenere chiusa la porta con una mano mentre con laltra attendeva che la polizia rispondesse alla sua chiamata: «In quel marasma io cercavo di chiamare in soccorso il 113. Il fatto triste è che, nonostante continuassi a raccontare al centralino quello che mi stava succedendo, questi continuavano a passarmi da un ufficio allaltro».
Unattesa di dieci minuti, tanto da convincerlo a buttare giù la comunicazione e richiamare i carabinieri: «Che allinizio non rispondevano neanche e che sono riuscito ad avvisare solo quando il gruppo di rom se ne era già andato». Così nessuna identificazione per il gruppo di nomadi che nella zona di Bolzaneto e dintorni è conosciuta per atti di teppismo. Gli chiamano «i piemontesi» e vivono nellunico campo nomadi regolare della città a poche centinaia di metri da quel campetto. Massimiliano Massa è poi andato a farsi curare al pronto soccorso dellospedale Galliera, per lui qualche ferita alle braccia ed un referto di sette giorni di prognosi: «Da quella sera non sono più andato a lavorare e ho paura a tornare da solo perché, se me li ritrovo davanti, cosa posso fare? Una volta me la sono riuscita a scampare ma può essere sempre così?». Intanto per il gestore del campo di Geo non cè stata neanche la possibilità di fare una denuncia diretta. Larrivo tardivo delle forze dellordine ha permesso ai rom di scappare e non cè stata nessuna identificazione: «Ho fatto comunque una denuncia contro ignoti, ma i carabinieri quasi mi deridevano mentre gli spiegavo che sapevo chi mi aveva aggredito e che era il solito gruppo che loro nella zona conosco bene». «Mi hanno detto che poteva essere uno qualunque che passava da lì- racconta sconsolato-. Risposte del genere ti lasciano sconsolato e ti fanno sentire non tutelato».
Quello di Geo è un piccolo paese del comune di Ceranesi abitato da qualche centinaio di persone ed il campo è un punto di riferimento per i paesani che in estate ospita anche le sagre del paese, «ma qui ora comincia a regnare la paura- raccontano gli abitanti della zona-, non cè tolleranza che tenga contro questo episodio che fa seguito ad altri del passato».
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