Parigi - Il suo volto è stanco, arrabbiato. Ségolène Royal intuisce la sconfitta e invece di chiudere degnamente la campagna elettorale si lascia travolgere dal rancore. Velenosa Ségolène, non misura più le parole, sin dal primo mattino, quando, intervistata da una radio, tenta di terrorizzare gli elettori. «Penso che votare per Sarkozy sia un azzardo: io non voglio che la Francia vada verso un sistema brutale». Esasperata dai sondaggi che unanimemente la danno distaccata di almeno cinque punti e uno addirittura di dieci (55 a 45%), appare trasformata. Il sorriso è svanito, il suo viso è una maschera di fiele. Sembra rinnegare se stessa o perlomeno l’immagine che ha costruito con tanta cura nell’ultimo anno. Appariva radiosa e la scopri intollerante; sembrava moderata e la trovi oltranzista. Voleva vincere Ségo, dimostra di non saper perdere.
Fino a pochi giorni fa erano i suoi sostenitori ad alimentare la paura di un «Sarko» autoritario, ricorrendo anche a metodi poco ortodossi. Qualche giorno fa diversi iscritti alla newsletter elettronica della Royal hanno ricevuto due filmati - spediti da una misteriosa associazione (presidentielle2007) - che, con straordinario realismo, simulano la situazione dopo la vittoria del leader del centrodestra, mostrando un Paese in fiamme, come durante la rivolta delle banlieue nel 2005. Anzi, peggio, con centinaia di morti e di feriti. Due filmati che l’anonimo mittente invita a diffondere su Internet.
Ieri mattina, però, è stata la stessa Royal a sollevare lo spettro di una deriva dittatoriale: «È mio dovere lanciare l’allarme sulla possibilità che la vittoria di Sarkozy scateni violenze e barbarie in tutto il Paese. Ci saranno tensioni molto forti specialmente nei quartieri disagiati». La colpa, naturalmente è del suo rivale «che in queste settimane ha moltiplicato le provocazioni e le angherie verbali». Lei non ha dubbi: «Credo che la candidatura di Sarko sia pericolosa». Dunque la Francia, se vuole salvarsi, sa come deve votare.
Sconcertante Ségolène. Da tempo i teppisti cercano un pretesto per rimettere a fuoco le periferie e ora uno dei due candidati all’Eliseo non solo legittima la loro rabbia distruttiva, ma addirittura la incoraggia. Irresponsabile Ségolène. I sindaci delle periferie sono in allarme e ieri hanno deciso di rafforzare i dispositivi di sicurezza; ma lei prosegue imperterrita, apparentemente fuori di sé.
Nel primo pomeriggio a Lorient ha invitato i francesi «a non lasciarsi bastonare dai sondaggi». Le parole sembrano scelte con cura: avrebbe potuto dire scoraggiare o impaurire, ha preferito un verbo che evoca la punizione, il manganello. «Aprite gli occhi, questo è l’ultima battaglia contro la disinformazione e la menzogna», ha tuonato; per poi rincarare: «È in gioco la democrazia di questo Paese». Il messaggio è chiaro, ma non passa; anzi la danneggia; anche perché lui, Sarkozy, evita di cadere nella provocazione. Non ignora gli attacchi, ma risponde con ironia. «Evidentemente la prospettiva della sconfitta innervosisce la candidata socialista - commenta sornione -. Sente la terra mancare sotto i piedi e si irrigidisce. Svela la sua vera natura, ma non voglio abbassarmi al livello di una rissa da strada». Nicolas vede l’Eliseo e si comporta di conseguenza. Proprio lui che per settimane è stato descritto come irascibile, ansioso, impulsivo, si mostra padrone di sé, ragionevole e, addirittura, simpatico. «Peccato che Ségolène finisca la gara su toni tanto febbrili, la Francia merita di meglio», rilancia. «Ho detto a Madame Royal che la politica deve servire ad arginare la follia degli uomini e deve essere sinonimo di rispetto, apertura, tolleranza. Io voglio riappacificare il Paese».
È Zen, Sarkozy; Zen come chi sa di avere il successo in mano. Lui non lo ammette e fino alla mezzanotte ha continuato a motivare i sostenitori e a sollecitare il voto degli indecisi. Non si tratta solo di scaramanzia: considerato il clima d’odio creato dalla sinistra, il centrodestra ritiene indispensabile che la vittoria sia netta e dunque non contestabile. Uno scenario simile a quello delle presidenziali americane o, ancora peggio, delle ultime legislative italiane, rischierebbe davvero di far precipitare nel caos il Paese.
Nei sondaggi «Sarko» vola; sa di poter infrangere il record di Mitterrand, che nel 1988 venne rieletto con il 54% dei voti, e addirittura quello di De Gaulle, che nel 1965 ottenne il 55,2%. Solo una settimana nemmeno lui immaginava un finale del genere.
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