da Genova
Ottantanni tutti e due. Borsellino vuoto come lo stomaco. Ma la dignità di chiedere scusa, di umiliarsi e scrivere allIpercoop per aver provato a superare le casse portandosi dietro un pezzo di parmigiano e qualche confezione di cibo senza pagarli con i 45 euro che tanto non avrebbero avuto. Storie di ordinaria povertà italiana, che finiscono davanti a un giudice, perché il vigilante fa il suo dovere, la denuncia firmata dallIpercoop è un «atto dovuto», il pm non può esimersi. E i due anziani vengono rinviati a giudizio. Poi, appunto, la lettera di scuse, carica di parole di vergogna che fotografano una faccia più rossa dellinsegna dellipermercato. Un gesto disperato per evitare anche la mortificazione di finire in unaula di tribunale come i delinquenti. Anzi, al posto dei delinquenti veri.
LIpercoop, proprio nel giorno del giudizio, accetta le scuse. Ritira la querela. La merce non pagata laveva già avuta indietro. Quello che il colosso, monopolista in Liguria nella grande distribuzione, non fa è però ritirare la costituzione di parte civile. Tradotto: i due «ladri» per fame devono pagare mille euro di danni allIpercoop. Incensurati, ottantenni, disperati ma con la fedina penale che resta immacolata. E con mille euro da pagare perché non ne avevano 45 per mangiare.
Storia di unItalia alla fame, che arriva da Genova, proprio come quella di tre donne che mettono in vendita i loro organi per riuscire a campare. Moni, ecuadoriana di 44 anni, cardiopatica e con un figlio di 7 anni, offre un occhio. «Non so cosa fare daltro, mi hanno anche ridotto lelettricità, perché non riesco a pagare le bollette», ripete a stento. Una sessantacinquenne, che deve pagare 310 euro al mese per saldare un vecchio debito fatto per non perdere la casa, non può tirare avanti con lassegno da 480 euro. E mette allasta un pezzetto del suo fegato. Mentre un rene è pronta a darlo una donna separata di 53 anni, con un figlio di 15 anni, che riceve 150 euro dallex marito e non ha altro reddito. Tutte hanno pensato la stessa cosa e con Rita Erba, invalida a sua volta ma sempre in prima linea per aiutare i più deboli del centro storico, hanno lanciato lappello. In realtà hanno fatto qualcosa in più. «Ho contattato un medico di Lugano che è disposto a visitare le donne per verificare la fattibilità dellespianto», assicura Rita Erba.
Rubano per fame, la Coop vuole mille euro di danni
Due anziani sorpresi con 45 euro di merce. Lazienda accetta le scuse e ritira la querela, ma non la richiesta di risarcimento
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