È un giallo in piena regola quello i cui indizi vengono improvvisamente disseminati ieri mattina nell'aula del processo a Silvio Berlusconi per il «Rubygate», che vede il presidente del Consiglio imputato di concussione e di utilizzo della prostituzione minorile. Titolo del giallo: «Che sta combinando Ruby Rubacuori?».
Indizi: a sorpresa, Kharima el Mahroug - nome anagrafico della vulcanica diciottenne italo-araba - ha cambiato avvocato. Non sarebbe una notizia, visto che è la quarta volta dall'inizio di questo pasticcio che la ragazza si sceglie un nuovo difensore. Ma è la prima volta che si prende un avvocato non milanese, un avvocato che nel capoluogo lombardo nessuno conosce. Si chiama Egidio Verzini, viene da Verona, faccia da welter cattivo, collaboratrice "super" affianco. Si alza e deposita la nomina al tribunale presieduta da Giulia Turri. Alle domande dei giornalisti risponde solo «a Verona sono molto conosciuto». Fine.
A Verona l'avvocato Verzini sarà conosciutissimo ma Ruby è marocchina, siciliana, mezza genovese d'adozione, milanese di frequentazioni recenti, insomma tutto tranne che veneta. E allora ci si chiede: come si saranno incrociate la sua pista e quella del tosto avvocato Verzini? I due difensori di Berlusconi, Niccolò Ghedini e Piero Longo, che sono padovani, garantiscono di non avere mai conosciuto prima di ieri il corregionale Verzini.
Singolare anche la dinamica del ribaltino. L'ultimo difensore di Ruby, Paola Boccardi, apprende di essere stata revocata ieri mattina dai giornalisti. Alla sua richiesta di chiarimenti, Ruby le dice «scusa mi sono dimenticata di avvisarti». Chi ha incrociato la giovine nei giorni scorsi non aveva avuto, d'altronde, alcun sentore della novità in arrivo. Insomma, una mossa a sorpresa tenuta segreta fino all'ultimo. A cosa preluda è presto per dirlo. C'è un indizio: in passato, l'avvocato Verzini è stato avvocato di parte civile di minori abusati. Questo non garantisce che la sua nomina preluda a una svolta nella linea di Kharima, che finora ha sempre negato di avere subito alcun contatto sessuale col premier. I tempi per costituirsi formalmente parte civile, peraltro, in questo processo sono scaduti.
E allora?
Intanto, nell'udienza di ieri, i legali del Cavaliere segnalano una disattenzione procedurale, poco più che un cavillo, ma che in teoria potrebbe fare saltare il processo a Silvio Berlusconi per il «Rubygate»: magari non il processo di primo grado attualmente in corso a Milano (su questo neanche i difensori si fanno molte illusioni) ma i gradi successivi di giudizio, in appello o in Cassazione dove le questioni formali vengono esaminate con più cura.
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