Ruggero Jacobbi (1920-1981) è stato un prodigioso personaggio della cultura italiana, con apporti geniali in più campi: dal teatro (studioso e regista, diresse a Roma lAccademia dArte drammatica) alla letteratura, illustrandosi con saggi sia specialistici sia divulgativi (penso ai profili su Rimbaud, Faulkner, Pizzuto..., o ad antologie come quella dei poeti futuristi...).
Dicevo «cultura italiana», ma anche avessi detto «europea», non sarebbe bastato. Jacobbi, che quando morì era fresco vincitore della cattedra di letteratura luso-brasiliana alluniversità di Roma, rispondeva a una vocazione non arginabile in recinti definiti; in più, nel suo destino individuale cera stata unesperienza decisiva: il faticoso ma fecondo privilegio di un soggiorno lunghissimo (dal 46 al 60) in Brasile. Colui chera stato lenfant prodige in una eletta cerchia, il fratello minore degli «ermetici», ladepto del verbo critico e lirico di Bo e di Luzi, di Macrì e di Gatto, si trovava catapultato in un diverso emisfero. Dal quale non gli mancava la possibilità di ricevere le notizie del nostro, ma certo un mondo, ricchezza aggiunta a ricchezza, ora gli si sovrapponeva ad un altro; un nuovo, fertile patrimonio di tradizioni e di fantasie irrompeva a suggerirgli incondite forme espressive.
Perché Jacobbi era innanzitutto un poeta. Mostruosamente operoso (scriveva in più lingue) e, per ragioni che sarebbe arduo spiegare, incredibilmente inedito, salvo poche e periferiche raccolte. I suoi versi denotano una maestria e una sensibilità schiettamente moderne, nutrite di estri simbolisti e surrealisti, in unamplissima gamma di metri. Oggi la cura e la tenacia di Anna Dolfi, la studiosa che sulla «causa Jacobbi» ha convogliato da tempo lintelligenza sua e della sua ottima scuola fiorentina, ci consegnano lorganico pressoché completo delle carte poetiche di Ruggero: «Aroldo in Lusitania» e altri libri inediti di poesia (Bulzoni, pagg. 545, euro 30). Volume di oltre 1200 componimenti, assemblato non senza difficoltà, se allautore talvolta accadeva di scompaginare e ricompaginare i propri fascicoli. Ecco lariosa versatilità di un poeta che non potremo più ignorare o accantonare: «Calano dalle montagne del cielo/ le magnolie, inarrestabile pioggia.
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