Il ruolo di Tremonti, ultimo cruccio del premier Vertici del Pdl: non lo spingiamo verso la Lega

Berlusconi contrariato dalle ultime uscite del ministro come severo custode dei conti. Il pensiero del Cavaliere: è ora che faccia politica, per governare serve più flessibilità

Il ruolo di Tremonti, ultimo cruccio del premier 
Vertici del Pdl: non lo spingiamo verso la Lega

Roma - Dire che Giulio Tremonti non poteva immaginare come sarebbe stato interpretato il suo allarme sulla crisi lanciato da quel di Parigi sarebbe evidentemente una bugia. Perché neanche il tempo di leggere sulle agenzie le parole del ministro dell’Economia e non solo il Fli, ma anche il resto dell’opposizione ci si sono buttati a capofitto: Giulio contro Silvio. O, per prenderla alla larga, Tremonti smentisce Berlusconi.

Già, perché mentre il premier non perde occasione per farsi forte del suo ottimismo e dire che la crisi è ormai alle spalle, il titolare di Via XX settembre si presenta in una sede internazionale e ancora una volta veste l’abito del rigoroso custode dei conti. Quello che a Berlusconi proprio non va giù, perché - questi i ragionamenti privati del Cavaliere - è ridicolo far passare il messaggio che io sono per spendere e spandere mentre lui sta lì a preoccuparsi di far tornare i conti. La verità, insomma, è che ci sono esigenze diverse che - ripete Berlusconi - vanno «necessariamente considerate». La traduzione è piuttosto scontata, perché qualsiasi politico di rango sa bene che in un momento in cui il governo è alla ricerca di voti per «allargare» la maggioranza è necessaria una certa elasticità nella gestione dei cordoni della borsa. È chiaro, per dirne una, che se davvero si vuole cercare una convergenza con l’Udc qualcosa a Pier Ferdinando Casini - per esempio in tema di quoziente familiare - va concesso. Ecco perché nelle ultime ore Berlusconi fa poco o nulla per nascondere il suo fastidio. Perché, s’è sfogato negli ultimi giorni parlando di Tremonti, questo non è proprio il momento per fare i tecnici, questa è l’ora della politica.

Un messaggio chiarissimo. Che non fa che confermare una frizione difficilmente risolvibile nonostante l’intervento di Umberto Bossi. Il leader della Lega, infatti, ha provato nelle ultime ore a stemperare i toni e a farsi ambasciatore di pace tra i due contendenti. Ma la divergenza di vedute non è solo politica ma anche personale. E questo nonostante il Pdl si stia impegnando nel tentativo di «riabbracciare» Tremonti che da ieri è diventato quasi un’icona per il Fli e il resto dell’opposizione (tutti a puntare il dito sulla distonia tra il proverbiale ottimismo di Berlusconi e la prudenza del titolare dell’Economia). Se Fabrizio Cicchitto guarda soprattutto a eventuali spazi per «interventi sul fisco», il vicecapogruppo Osvaldo Napoli prende infatti con forza le difese di Tremonti. «Da Fini a Urso, da Casini a Bersani, D’Alema e Veltroni, i detrattori del ministro dell’Economia gli hanno sempre rinfacciato una politica della lesina e un uso cieco della mannaia che avrebbe colpito, secondo le accuse infondate, anche i settori socialmente più sensibili», attacca Napoli. «Bene, da Parigi - aggiunge il vicepresidente dei deputati del Pdl - Tremonti ha detto che quella politica è stata giusta perché la crisi non è ancora finita e sconfitto un mostro un altro è pronto a farsi avanti».

Un’alzata di scudi che alcuni degli uomini più vicini al Cavaliere interpretano soprattutto come strategica. Nel senso che nonostante tutto ieri non era certo il giorno adatto per lasciare il titolare di Via XX settembre isolato. Metterlo all’angolo, spiegano, non farebbe che legittimare la sua deriva leghista. Insomma - dice un ministro vicino a Berlusconi - se Tremonti vuole “passare” nel Carroccio a tutti gli effetti lo faccia pure, ma non saremo certamente noi a spingerlo nelle braccia della Lega.

Eppoi la priorità resta quella dell’allargamento della maggioranza, una partita che nonostante l’ottimismo del Cavaliere non pare affatto in discesa come sembrava qualche giorno fa. I famosi dieci deputati pronti a sostenere il governo, infatti, avrebbero ancora più di un dubbio.

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