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An, La Russa detta le regole I finiani: «Così niente unità»

Il vicepresidente rilancia il triumvirato con Alemanno e Matteoli. Bocchino: «Ignazio faccia il coordinatore»

Fabrizio de Feo

da Roma

Alterna carezze ai fuochi d’artificio, Ignazio La Russa. E alla fine del suo intervento davanti alla platea di Destra Protagonista - la corrente di cui è a capo insieme a Maurizio Gasparri - lancia quello che lui chiama «un appello ai naviganti». «Dall’assemblea nazionale del 2 non nasca una maggioranza e un’opposizione perché non è il tempo di dividerci. Se ne riparlerà al congresso. Ora quello che serve è unità e coesione».
Sono giorni caldi per Alleanza nazionale. Lo strappo referendario è ancora lì, visibile e difficile da ricucire. La leadership di Gianfranco Fini ha perso i requisiti dell’intoccabilità. E i malumori sotterranei di un tempo escono in superficie senza troppo resistenze o pudori. Una dialettica impetuosa e infuocata su cui Ignazio La Russa, indossata la divisa da pompiere, cerca di gettare acqua. «Chiedo ad Alemanno di ritirare le dimissioni dalla vicepresidenza, a Matteoli di continuare ad essere un punto importante di questo partito e a noi di tenere ben presente che non ci può essere una componente del partito che fa la comparsa». In pratica un’apertura forte sull’ipotesi di un rilancio del triumvirato Alemanno-Matteoli-La Russa qualora non si trovi l’accordo sul coordinatore.
La Russa interviene in chiusura di mattinata dopo aver ascoltato Gasparri proclamare la fine dell’era degli «yes-men» e dopo aver incassato un lungo applauso quando Italo Bocchino lo candida al ruolo di coordinatore. Spetta a lui tirare le fila del dibattito e individuare un punto di equilibrio tra critiche costruttive e malumori apocalittici. Un compito che il capogruppo di An assolve in circa un’ora di intervento. «Credo che nessuno più possa immaginare un partito senza regole» dice La Russa. «Prima di sciogliere le correnti dobbiamo avere la certezza assoluta che ci sia il ripristino dei luoghi di discussione». Per questo, aggiunge La Russa, «dobbiamo chiedere che la direzione si riunisca almeno una volta al mese, l’assemblea nazionale ogni tre mesi e ogni quindici giorni l’esecutivo». Inoltre non è pensabile «un coordinatore che faccia il part-time. Queste non sono condizioni ma punti fermi di fronte ai quali mi definisco ottimista. Credo che verranno accolti perché non mi immagino che non si dia risposta ad oltre il 40% del partito». Quanto ai rapporti con le altre componenti La Russa mette in mora «chi pensa che la nostra soddisfazione sia la messa in un angolo di Destra sociale. Non è così. Se tempo addietro ci sono stati dei riflessi pavloviani e chi diceva “se Alemanno sta di là La Russa sta di qua” be’, quei tempi sono finiti contano i contenuti».
La ricucitura di La Russa lascia in parte spiazzati i pasdaran che avrebbero preferito toni più barricadieri. Ma il suo «invito a ripartire» non significa che la corrente maggioritaria del partito si sia già schierata. Tant’è che alla fine dei lavori Maurizio Gasparri dà mandato di «stendere un documento della Destra protagonista con la volontà di affermare regole e contenuti». Come dire che il 2 luglio i documenti su cui fronteggiarsi saranno addirittura tre: uno di Fini, uno di Alemanno e l’altro di Gasparri e La Russa.
Partita aperta anche sul nome del nuovo coordinatore. Su questo punto il più deciso è Italo Bocchino. «Se Fini vuole un coordinatore non ha che da chiamare Ignazio La Russa. Fini già lo scelse e i risultati ottenuti alle europee da La Russa li abbiamo visti. Oggi il partito sarebbe pronto a mettere una firma su quel risultato. Ma se si pensa a qualche figura grigia, a qualche yes man che non ha intenzione di applicare il principio dell’incompatibilità, noi non ci stiamo».
Le risposte e le repliche da parte dei «finiani» di Nuova Alleanza non tardano ad arrivare. «Le richieste formulate oggi da Gasparri e La Russa allontanano la soluzione unitaria» ribatte Adolfo Urso. «Sono molto preoccupato per un dibattito che assomiglia sempre più a una sorta di Congresso surrettizio nel quale ciascuno si conta sulle proprie mozioni piuttosto che contribuire alle scelte comuni.

Discutiamo di tutto ma dobbiamo essere consapevoli che un Fini dimezzato non fa crescere An». Toni simili nelle parole di Altero Matteoli. «Sono disposto al confronto con tutti alla sola condizione che si consideri Fini il leader di An. Ed è una condicio sine qua non».

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