Basta parlamento dei «nominati»: Ignazio La Russa, coordinatore del Pdl e messo da Angelino Alfano alla guida del gruppo che “esplorerà” nei prossimi giorni le intenzioni dei partiti sulla riforma della legge elettorale, spiega quali sono le priorità del suo partito in materia. E giura: il Pdl è pronto a fare sul serio e a confrontarsi «senza paletti preventivi» con tutti, a cominciare dal Pd.
Onorevole La Russa, venerdì c’è stata la prima riunione del gruppo di lavoro del Pdl sulla riforma elettorale. Avete una proposta unitaria da cui partire?
«C’è stata una discussione tra noi per capire l’orientamento del partito. Su una cosa c’è pieno accordo: è necessario e urgente modificare il meccanismo di selezione di deputati e senatori. Siamo tutti convinti che non debba assolutamente passare l’idea che il Pdl è a favore del parlamento dei nominati, i cittadini devono tornare ad avere il potere di scegliere i propri eletti».
Lo dicono tutti, da destra a sinistra, ma finora nessuno ha provato a farlo.
«Molti urlano alla luna ma poi si guardano bene dall’agire sul serio. Noi siamo prontissimi a farlo, e vogliamo avviare un giro d’orizzonte confrontandoci con tutti i partiti, uno ad uno, per verificare i possibili punti di partenza comuni».
Avete detto che in parallelo alla legge elettorale devono marciare anche le riforme istituzionali: non è un modo per non concludere nulla?
«Assolutamente no, non è un alibi per rallentare tutto. Le due cose devono partire parallelamente, perché modello di governo e legge elettorale sono ovviamente collegati, ma non poniamo la condizione che debba andare in porto l’una cosa per fare l’altra».
Ma sul merito dei possibili modelli elettorali c’è un accordo dentro il Pdl?
«Abbiamo discusso approfonditamente, monitorando le varie ipotesi sul tappeto. Ma siamo contrari a far partire il confronto con le altre forze politiche presentandoci con una nostra idea precostituita. Anche il Pd, che pure ha avanzato una proposta di riforma elettorale, mi pare che non si sia arroccato: il Pdl vuole discuterne laicamente e senza paletti preventivi. Siamo per il bipolarismo, per dare ai cittadini la certezza che chi ha più voti vince e la possibilità di scegliere la guida del governo. Ma siamo liberi da preconcetti».
Resta il problema delle alleanze: siete pronti a fare una nuova legge prima di sapere se e con chi vi alleerete alle prossime elezioni?
«Chi in passato ha modificato la legge elettorale in base alla fotografia delle proprie convenienze politiche e elettorali ha clamorosamente sbagliato: basta pensare al Psi e alla Dc che fecero il Mattarellum e poi scomparvero. Quanto al Porcellum, si diceva che l’avevamo voluta noi per il nostro tornaconto, e invece vinse Prodi. È pericolosissimo partire dalla previsione delle alleanze per riformare il sistema di voto: se si riforma la legge, il panorama politico cambia. Noi vogliamo sforzarci di guardare più all’interesse degli elettori che alle convenienze di partito».
Non avete paura di inimicarvi definitivamente la Lega, se toccate il Porcellum in accordo con Pd e Terzo polo?
«Non credo. E d’altra parte una delle ipotesi possibili è che alla fine la legge resti quella, salvo la modifica del sistema di scelta degli eletti».
È la sua ipotesi preferita?
«No, è solo la più semplice».
Si dice che la parte «anti-Monti» del Pdl, in cui lei viene annoverato, punti al voto anticipato, senza alcuna riforma elettorale. È così?
«Non esiste nessuna parte “anti-Monti” nel Pdl. Io sono più pessimista di Alfano sul governo, ma di fondo la penso come lui. Siamo ad un bivio: tocca a Mario Monti sanare gli squilibri della sua azione di governo, forte coi deboli e debole con i forti, per convincerci a continuare a sostenerlo nei prossimi mesi. Ma noi, a differenza del Terzo Polo che per sua convenienza vuole che arrivi al 2013, non abbiamo messo alcuna data di scadenza su Monti. Né anticipata né posticipata».
Ma è vero che lei ha litigato con Cicchitto e lo ha accusato di essere «succube» di Monti?
«Non gli ho detto nulla del genere, anche perché non lo è».
E che Berlusconi ha promesso a Bossi di «staccare al spina» al governo in primavera?
«Non lo so, chiedetelo ai leghisti. Io non ho neanche ascoltato la sua domanda».
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