Roma - Giornata double face per il Cavaliere. Che si apre con l’allarmata telefonata di Fabrizio Cicchitto durante il Consiglio dei ministri e si chiude con un faccia a faccia con Giorgio Napolitano che, stando ai resoconti forniti in privato dal premier, pare sia andato piuttosto bene con tanto di «complimenti» del presidente della Repubblica per come il governo sta gestendo l’emergenza profughi. Anche se in verità, questo raccontano i rumors, il capo dello Stato avrebbe espresso perplessità sia sul processo breve in discussione alla Camera che sui toni piuttosto caldi degli ultimi giorni. Sullo sfondo, come accade ormai da tempo, le questioni legate alle giustizia continuano infatti a tenere banco. E stanno contribuendo ad aprire un devastante fronte tutto interno al Pdl. Al punto che durante il Consiglio dei ministri pure uno solitamente dedito all’armonia come Gianni Letta non resiste alla tentazione di richiamare Ignazio La Russa ad un comportamento più consono (l’interessato pare non abbia affatto gradito e sia stato ad un passo dall’alzarsi e andarsene). Qualche giorno fa, infatti, è stato il «vaffa» rivolto dal ministro della Difesa a Gianfranco Fini ad alzare i toni dello scontro su un provvedimento comunque delicatissimo come quello sul processo breve. Mentre ieri è toccato all’intervento di Massimo Corsaro (Letta ha avuto parole severe anche per lui) far saltare in aria mezzo partito.
Dopo un’interminabile mattinata di ostruzionismo, infatti, il vicecapogruppo vicario rivendica il «sì» alla proposta di legge sul processo breve citando Aldo Moro, le Br, Paolo Borsellino e le vittime di destra degli anni di piombo. Rinfacciando in particolare al Fli il fatto di volersi ergere a destra della legalità in contrapposizione a un Pdl che sarebbe solo per l’illegalità. Apriti cielo dalle opposizioni, che fin qui non è una notizia. Con Pd e Fli sugli scudi. A scagliarsi contro Corsaro, però, c’è anche mezzo Pdl, a certificare una rottura tra ex Forza Italia ed ex An che sembra ogni giorno più insanabile.
L’intervento di Corsaro, infatti, è certamente un po’ sopra le righe, ma il vicecapogruppo vicario non ha tutti i torti quando in privato dice che è stato solo «un pretesto» per alzare il polverone. Dal gruppo del Pdl, infatti, c’è chi gli dà apertamente del «fascista» mentre La Russa, che dai banchi del governo voleva andare a riappacificare gli animi, viene respinto con perdite dai deputati di osservanza scajoliana. La verità è che ormai da tempo le due anime del Pdl sembrano sempre più inconciliabili, con recriminazioni continue e nervi a fior di pelle. Claudio Scajola ufficialmente tace, ma i deputati che gli fanno capo sono durissimi. Parlano invece Mario Valducci, gli ex Dc e soprattutto Gianfranco Micciché, uno dei proconsoli del Pdl in Sicilia. Con una battuta che la dice lunga: «Io sono un pirata e i corsari non mi piacciono... Il problema non è Corsaro purtroppo. Il partito ormai non esiste, è allo sfascio».
E qui sta il punto. Perché per una serie di ragioni - che vanno dalla gestione delle poltrone al poco spazio che gli ex Fi ritengono di avere in questi anni passando per il ritorno in grande stile di Scajola - il Pdl rischia di diventare una polveriera. Tanto che in molti giurano che, approvato il processo breve mercoledì prossimo, si andrà al redde rationem.
Un problema per il Cavaliere. E non solo per lui se pare che Napolitano gli abbia detto chiaro e tondo che la maggioranza sta tenendo un comportamento «indecoroso» e dai «toni esasperati». Berlusconi ne è consapevole e predica cautela. Un po’ perché vuole portare a casa il processo breve prima di dover mettere mano ad una situazione tanto calda. E un po’ perché dividersi proprio ora che il Fli sta per implodere non ha molto senso. «Sarebbe autolesionismo puro», chiosa il premier in privato. Il Cavaliere, infatti, guarda con attenzione agli «scontenti» finiani fra cui ci sono Adolfo Urso e Andrea Ronchi. I diretti interessati negano partenze imminenti, ma non c’è alcun dubbio che i mal di pancia per la linea Fini-Bocchino siano senza precedenti.
Secondo Berlusconi, insomma, dividersi proprio quando i futuristi sono in ebollizione e rischiano nuove fratture (come dimostra il caso di Napoli con Rivellini) sarebbe un autogol inaccettabile. «Passata questa settimana, sistemeremo tutti i malumori». Ieri invece pare si sia chiusa la querelle sull’acquisto della casa a Lampedusa. Niccolò Ghedini infatti ha annunciato che «si provvederà in breve al rogito».