«Con la Russia evitata una nuova guerra fredda»

Berlusconi al Consiglio europeo sulla crisi georgiana: «Da Bruxelles decisioni equilibrate. Non isoliamo il Cremlino»

nostro inviato a Bruxelles

Confessa di aver avuto qualche timore. Di aver avuto paura di vedere risorgere i fantasmi del passato, della Guerra Fredda, dell'incomprensione. Sarà anche perché nel caldo pomeriggio belga quei fantasmi si sono dissolti che Silvio Berlusconi si presenta raggiante a commentare i risultati del summit sul caso Georgia, che dice di aver trovato «assolutamente soddisfacenti».
«Questa riunione rischiava di essere un detonatore che ci avrebbe riportato alla Guerra Fredda», insiste, rilevando che i Paesi già resi satelliti dall'Urss si erano presentati con stimoli bellicosi, impauriti all'idea che Tbilisi potesse costituire solo un antipasto della neo-voracità russa. E invece, sorride il premier italiano, tutti d'accordo alla fine, senza nessuna forzatura e con un preciso mandato nelle mani di Sarkozy, alla cui costruzione l'Italia ha contribuito non poco.
Vanterie? Pare proprio di no. Tant'è che - confermato anche da osservatori di altri Paesi - pare sia stato proprio il premier italiano a bloccare qualche animosità anti-Cremlino, rilevando che la «risposta sproporzionata» di Mosca faceva seguito alla morte di un'ottantina di soldati e non poche centinaia di civili osseti. «Quale avrebbe dovuto essere allora, secondo voi - ha detto di aver chiesto ai rappresentanti degli altri 26 soci - una risposta proporzionata?». Nessuno ha potuto o voluto replicargli.
Qualche ragione a Mosca, in sostanza, Berlusconi la trova. Dice di non esser stato certo il solo, e fa presente che anche Bush, con cui ha parlato a lungo in questi giorni, alla fine troverà «equilibrato» il documento messo a punto. Rivendica una sua costante presenza su un caso davvero spinoso, ma fa capire di ritenere che si sia ormai all'epilogo dei momenti di rischio: «Medvedev - rivela - mi ha già detto di esser prontissimo a ritirare i 400 o poco più militari che stazionano ancora in Georgia, più a protezione della gente che come strumento offensivo». Pare sicuro che il discorso sul partenariato economico si riaprirà presto con Mosca. E crede sia utile procedere con l'associazione della Federazione russa alla Nato - nata proprio con la sua benedizione a Pratica d Mare - visto che l'alleanza non è più quella nata nel dopoguerra (anche se in Russia ci vuol tempo per apprezzarla) - ma una intesa che deve rafforzare la lotta al terrorismo, bandire il nucleare per scopi militari e assicurare la pace nel mondo.
Del resto, non manca di notare, forse è stato l'atteggiamento europeo rispetto al Kosovo che ha portato i russi al riconoscimento dell'indipendenza di Ossezia del Sud e Abkhazia: «là l'85% della popolazione si sente russa», dice. Non mancando di ricordare che la prima fu «regalata» da Stalin alla Georgia senza che gli allora residenti potessero naturalmente dire nulla. E dunque, si chiede Berlusconi, come si fa a dire a Mosca di no sulla sua volontà di indire referendum nelle due regioni, quando nell'ex-provincia serba del Kosovo l'Europa lo reclama a gran voce, pronta a garantire l'indipendenza di Pristina?
«È materiale da prender con le pinze - confessa - e io sono tra quelli che riesce meglio nel compito, anche perché sono buon amico di tutti, come confermerà il viaggio che, il 3 ed il 4, Frattini compirà a Tbilisi e a Mosca, che apprezzano la nostra posizione, per sondare le loro posizioni e riferire poi al vertice dei ministri degli Esteri Ue di Avignone, il giorno seguente».

Nessun problema a dover fare le fusa proprio con tutti? «Be’, l'importante è la ricerca di un giusto equilibrio tra le parti...», fa presente. Facendo capire che lui, Berlusconi Silvio, nel compito ci riesce davvero niente male.

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