Roma - La diciassettesima fiducia al governo Prodi, quella sul decreto sulle liberalizzazioni, arriva di venerdì. E l’antidoto alla scaramanzia ancora una volta si chiama Marco Follini. Il suo voto al Senato, infatti, permette al governo di raggiungere il «quorum politico» dei 158 voti degli eletti (i voti complessivi sono stati 161, grazie a tre senatori a vita, Scalfaro, Colombo, Levi Montalcini). A poco sono valse le due assenze nelle file della Casa delle libertà: Alfredo Mantovano (An) e il centrista Mauro Libè, bloccato dal traffico. Se i due avessero partecipato al voto, l’opposizione sarebbe arrivata a 155 voti (153, infatti, i voti contati a Palazzo Madama).
Nelle file della maggioranza, infatti, sono rientrati i «dissidenti» Turigliatto e Rossi; oltre al senador argentino Pallaro. Un «minigiallo» accompagna il voto di Giulio Andreotti: annuncia voto a favore, poi si allontana dall’aula. «Ogni volta che ci presentiamo abbiamo la fiducia», commenta Romano Prodi. «Sono molto soddisfatto, andiamo avanti tranquilli».
«Con questo provvedimento - esulta Pierluigi Bersani, ministro dello Sviluppo economico - il cittadino non è più suddito. Si comincia a capire che le imprese diventano più competitive se trattano bene i consumatori». E proprio il ministro diventa protagonista di una polemica sulle infrastrutture. Una norma del decreto sulle liberalizzazioni prevede la revoca di tutte le concessioni per la realizzazione delle tratte ferroviarie ad Alta velocità (Tav). Per difendere la norma da potenziali polemiche politiche, Bersani sostiene: fra i costruttori della Tav ci sono tutte le imprese cooperative.
«Le liberalizzazioni del centrosinistra non sono vere liberalizzazioni - commenta Silvio Berlusconi - ma solo aiuti alle coop rosse». E Renato Schifani, capogruppo di Forza Italia al Senato, rincara la dose: «Bersani dice bugie quando afferma che fra gli appalti Tav revocati ci sono quelli delle coop». E la conferma arriva da una nota dell’Agi, l’associazione delle imprese generali, aderente ad Ance e Confindustria. «Nessuna impresa cooperativa - recita la nota - risulta titolare dei contratti nelle tratte revocate. Mentre imprese cooperative sono titolari di lavori per la Tav non interessati dal decreto di revoca».
E per Altero Matteoli, capogruppo di An al Senato, proprio la norma sulla revoca delle concessioni rischia di innescare un «blocco delle infrastrutture».
Saranno comunque nel complesso modeste le aperture del mercato innescate dal decreto approvato con la fiducia. Qualche beneficio, invece, per i consumatori. A partire dall’eliminazione del costo delle ricariche dei cellulari (sarà possibile anche cambiare operatore telefonico senza spese ingiustificate), ma anche dalla possibilità per i barbieri di essere aperti il lunedì.
E per rimanere in materia, il provvedimento prevede anche la possibilità che due negozi da parrucchiere possano essere aperti sulla stessa strada. Sarà più facile diventare «guida turistica» o avviare un’impresa di pulizie e facchinaggio, o aprire un’attività commerciale. D’ora in avanti le aziende alimentari italiane dovranno scrivere in modo più chiaro e leggibile la data di scadenza dei prodotti. Si torna all’antico, o meglio viene confermata la Riforma Moratti, per la scuola. Viene così confermata pari dignità degli istituti tecnici con i licei. E vengono introdotte agevolazioni per le fondazioni che donano fondi alle scuole statali e paritarie.
Il provvedimento elimina le penali sulle estinzioni anticipate dei mutui e introduce l’agente assicurativo plurimandatario. Le pompe di benzina dovranno esporre il prezzo comparato dei carburanti; e prima di entrare in autostrada le società concessionario dovranno informare l’automobilista i casi più gravi di blocco del traffico.
Il voto di fiducia è stato chiesto e ottenuto anche sulle tessere gratis dei mezzi pubblici per chi rottama un’auto e non ne compra un’altra. Se, invece, se ne acquista un’altra, il bonus rottamazione è di 80 euro.
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