Roma - Perde 49 voti il governo Monti al suo sesto voto di fiducia: il decreto legge «svuota carceri» passa alla Camera tra perplessità e divisioni che si ripercuotono sul quadro politico.
Sono 420 i «sì», 78 i «no» e 35 gli astenuti sul provvedimento che, dopo il voto finale di martedì, permetterà a circa 3.500 carcerati di scontare a casa gli ultimi 18 mesi di detenzione; consentirà la detenzione domiciliare, in prima istanza, agli arrestati in flagranza per reati minori e farà chiudere gli ospedali psichiatrici giudiziari entro fine marzo 2013.
A favore della legge, ma tra distinguo e polemiche anche interne, si sono schierati Pdl (con 50 assenti, compreso Silvio Berlusconi), Terzo polo e Pd, che ha perso i voti dei 6 radicali. Questi ultimi, ribadendo che solo l’amnistia può risolvere il sovraffollamento penitenziario, si sono astenuti come i colleghi di Popolo e territorio.
Contrari, invece, la Lega che definisce il decreto «un pannicello caldo» e l’Italia dei valori per la quale si tratta, addirittura, di «una resa dello Stato ai delinquenti», come dice Antonio Di Pietro.
Il ministro della Giustizia, Paola Severino, replica alle critiche che vengono anche dai partiti della maggioranza: «Non è una resa dello Stato, né uno scaricabarile. Non è uno “svuota carceri”, ma semmai un “salva carceri”, perché restituisce un minimo di dignità ai detenuti e anche a chi nei penitenziari ci lavora». Per gli arresti domiciliari, precisa, l’ultima parola sarà sempre del magistrato. Con la chiusura dei manicomi criminali, non uscirà nessun detenuto pericoloso. E la norma per bloccare le «porte girevoli», con 28mila detenuti l’anno che entrano ed escono dalle celle nel giro di 5 giorni, ha già a dimostrato di funzionare a Catania, dove è stata applicata con ottimi frutti.
Il decreto, aggiunge la Guardasigilli, è un «tassello nel mosaico» di interventi messi in campo: dal disegno di legge per le pene alternative e l’affidamento in prova al piano per la costruzione di nuove carceri e ai 57 milioni per la ristrutturazione di quelle dissestate.
Ma quello che arriva dall’aula di Montecitorio rimane un segnale della progressiva perdita di consensi dell’esecutivo che ha finora collezionato voti di fiducia record: alla Camera i favorevoli sono scesi ancora rispetto ai 469 del «milleproroghe», ai 495 della manovra «Salva-Italia» e ai 556 dell’insediamento il 18 novembre.
Stavolta l’esecutivo perde la fiducia dell’Idv, che parla di un suo «primo passo falso» e dei 16 Responsabili: i contrari passano da 74 a 78 rispetto all’ultimo voto e gli astenuti da 5 a 35, compresi 11 del Pdl.
A Monti e ai suoi «professori», che hanno chiesto di votare lo stesso testo approvato dal Senato, il Pdl dà la fiducia, ma accompagnata dal «dovuto senso critico». La dichiarazione di voto a nome del partito, affidata a Manlio Contento, contiene un’accusa: «Sta accadendo una cosa singolare: un governo tecnico comincia ad assumere i ruoli di un governo politico». E il deputato polemizza duramente con la Guardasigilli Severino, riferendosi alla fine dei cosiddetti «ergastoli bianchi» per i detenuti psichiatrici: «Lei ha detto che nessun delinquente pericoloso sarà lasciato libero di camminare per le strade italiane. Da questo momento in poi la responsabilità è sua e del suo governo».
C’è molto fermento nel partito del Cavaliere.
Claudio Scajola e i suoi, giudicano eccessive le critiche di Contento e Amedeo Laboccetta polemizza con loro.
Guido Crosetto precisa che il suo «no» non è al governo, ma ad un decreto «incostituzionale e pericoloso». Un altro ex sottosegretario, Alfredo Mantovano, spiega di essersi astenuto perché si trattava di un «voto al buio». Ed Edmondo Cirielli parla di «amnistia mascherata», proprio come Di Pietro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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