Saccà: «Al via Il sangue dei vinti»

da Roma

Ultime notizie sul fronte Il sangue dei vinti, nel senso della fiction in due puntate per Raiuno tratta dal bestseller di Giampaolo Pansa. Il blocco, rivelato dal Giornale, c'è, ma le cose si starebbero rimettendo in moto. Probabilmente dopo il 9 aprile. Se il consigliere Sandro Curzi ha assicurato la sua totale disponibilità a varare il progetto (pur non amando il libro), è di ieri una lettera di precisazione firmata da Agostino Saccà, responsabile di Raifiction, insomma l'uomo al quale, in forme più o meno dichiarate, si faceva risalire lo stop. Il dirigente di viale Mazzini conferma che «il produttore (Alessandro Fracassi, ndr) non ha consegnato nei termini previsti dal contratto la sceneggiatura, per cui gli è stata inviata una lettera di richiamo agli impegni assunti». E inoltre: «Debbo per correttezza aggiungere che nei giorni scorsi ci è pervenuta la sceneggiatura, per cui dopo la lettura e l'approvazione dello scritto potrà riprendere la preparazione della fiction tratta dal libro di Pansa».
Insomma, l'intoppo sarebbe solo di natura contrattuale, una bega tra Fracassi e Raifiction legata al ritardo di quasi cinque mesi, considerato lesivo dell'accordo stipulato a maggio 2005, nella consegna del copione vergato da Dardano Sacchetti con il contributo iniziale di Corrado Augias e la supervisione dello stesso Pansa, aggiuntosi tardivamente al pool degli scrittori. Formalmente è così, bisogna prenderne atto. Di sicuro però, sin dai suoi primi passi, il progetto ha dovuto misurarsi con dubbi e perplessità, non tutti di ordine estetico. Anche la scelta del regista corrisponde ad una sofferta ricerca: prima Carlo Carlei, poi Maurizio Zaccaro, infine Alberto Negrin, gradito a Saccà per aver pilotato in porto, tra le insidie di infinite riscritture e pressioni, Il cuore nel pozzo, sulle foibe titine. Naturalmente tutti, a partire da Pansa, riconoscono che Il sangue dei vinti, così com'è, non può essere trasposto per il piccolo schermo. La crudele contabilità degli omicidi perpetrati dai partigiani dopo il 25 aprile necessita di una efficace reinvenzione in modo da inserire quei fatti di sangue in una dimensione popolare, da fiction di prima serata.

Ecco allora il personaggio, inventato, di Fabrizio Dogliani, poliziotto trentenne destinato, nel tragitto tra Roma e le Langhe, a diventare un po' l'occhio dello spettatore: testimone-attore di amori, passioni e massacri. Primo ciak? Forse a settembre. Si spera.

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