Viene adesso ripresentato, con importanti aggiornamenti, il volume I reporter di guerra (Baldini Castoldi Dalai), scritto da uno di loro, Mimmo Cándito. Inviato de La Stampa, Cándito appartiene alla pattuglia di giornalisti - il decano è Ettore Mo, ne fanno parte Luciano Gulli e Lucio Lami, tanto per citare qualche nome di spicco - che ancora interpretano la missione, e la leggenda, dellinformazione avventurosa in luoghi remoti: là dove domina lesotismo o infuria la battaglia. Ma Cándito, che è un professionista di straordinaria serietà, non si nasconde il declino di quella missione e di quella leggenda.
In questa nuova storia della guerra - annota Cándito proprio nelle pagine nuove del libro - a vincere è soprattutto la sua invisibilità. «Si mobilitano migliaia di reporter, centinaia di troupe televisive assaltano larea del conflitto, si mettono in campo le più avanzate strumentazioni della comunicazione satellitare, i comandi dei grandi eserciti emettono bollettini informativi a getto continuo, offrono perfino videoclip delle loro operazioni, però alla fine il bilancio che il sistema dei mass-media ci costringe a fare è assolutamente sconfortato, deludente. Ho visto poco, ho capito ancor meno dichiara un giovane reporter del New York Times quando si è chiusa la sua esperienza di giornalista embedded nelle forze americane lanciate alla conquista di Bagdad... I reporter sul campo finiscono in seconda fila, travolti da una nuova cultura mediatica, quella che si è abituata a considerare marginale - quando non superfluo - il rapporto diretto del giornalismo con la realtà».
Cándito ha ragione, questa deriva «telespettacolare» della realtà («Cè una bella storia, perché rovinarla con la cronaca?») spiega anche alcune caratteristiche dellinformazione di guerra ultima versione: con, ad esempio, una netta prevalenza in video di giornaliste - peraltro bravissime - più adatte dei colleghi maschi ad intrecciare il coraggio alla grazia.
Sì, linformazione - anche quando descrive la tragedia - sinchina allaudience. Il reporter embedded, ossia in pratica assistito e guidato dallorganizzazione informativa duna delle parti in conflitto, non è una novità, tuttaltro. Nella Grande Guerra gravitavano pezzi da novanta del giornalismo italiano - prima di Caporetto - attorno al Comando di Cadorna, che aveva sede a Udine. E, come sempre avviene, sugli addetti al comando fioccavano decorazioni al valore.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.