Una sala tutto cioccolato per i fedelissimi del brunch

Se la domenica cercate un brunch che costi poco, pochi euro per ingozzarsi a volontà tanto poi c’è la citrosodina, allora è inutile che leggiate questo articolo. Dopo un’anteprima il 20 gennaio, dal 27 del mese scorso il miglior breakfast & lunch di Milano è al 6 di via del Gesù, nel Teatro, il ristorante del Four Seasons, hotel tutto lusso con camere che non possono costare meno di 600 euro per la singola che più singola non si può.
Quest’ultima annotazione spiega, oltre naturalmente alla qualità delle materie prime e al servizio, il prezzo dell’ottimo momento di pranzo informale del giorno di festa: 65 euro, con gli under 11 che ne spendono (i loro genitori in verità) 35, flute di Ca’ del Bosco compresa (per i grandi), altri vini esclusi.
Non c’è persona che sia stata lì, giornalista o cliente che fosse, che non abbia perso la testa per la sala del cioccolato ma è solo l’approdo finale. Ma la chocolate room, un autentico luogo di perdizione cioccolatosa, una scatola dove tutto, pareti comprese, suona come un inno al cioccolato, è anche un’ottima operazione di marketing, una di quelle notizie che vendi senza fatica.
La vera qualità è globale, dettaglio dopo dettaglio. Sergio Mei e il suo alter ego, Sebastiano Spriveri, hanno evitato con cura di fare il verso al brunch americano, che non appartiene alla nostra cultura e che di norma viene inteso come riciclo dell’avanzato di fine settimana con l’aggiunta di qualche torta nonché di tazzone di caffè sbrodoloso.
Tutto tra le 11.45 e le 15, tutto in una sala che nell’interrato dà sul cortile e tutto preceduto, in una sorta di foyer, da ogni bendiddio di pani, focacce, pasticcini, creme, dolci e dolcetti. Una volta entrati (attenti: senza prenotazione, nonostante i coperti siano un’ottantina, è dura trovarvi posto, chiamate lo 02.77081435) si procede in senso antiorario. Cinque soste acquolinose: nel primo angolo il pesce crudo, poi l’«aia con amore», uova di gallina e di quaglia a piacere, quindi salumi, nonché formaggi e insalate, infine il banco del pesce al forno e della carne arrosto, con accompagnamento ieri di riso pilaf o di cous cous (o di entrambi se avete dei dubbi e non volete fare la fine dell’asino di Buridano). Quanto alla stanza del cioccolato è appena entrati sulla destra, ma non la si nota e questo accresce la meraviglia quando vi si entra.
Sessantacinque euro e l’imbarazzo della scelta. Solo il pesce crudo vale il prezzo. Grazie anche alla collaborazione con la Longino e Cardenal di Pogliano, www.longino.it, ecco un sublime salmone e ostriche fin de claire (e più oltre i salumi di Joselito) accanto a tagliate di spada e di tonno e alle code di gamberi rossi di Mazara del Vallo rigorosamente crude e sensualmente dolci.

Quasi inutile abbinare questo festival del mare alle maionesi nelle ciotole, operazione da riservare, altrove, a ben altro pescato. E se i gamberi occupano un’estremità dell’arcobaleno goloso, a quella opposta ecco la Costata di manzo piemontese allo spiedo. Da un sogno libidinoso a tanta sostanza.

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