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DELLA SALA VERDE

L’opposizione mette nel mirino il presidente del consiglio regionale accusato di non essere imparziale Ricorso al tribunale e interrogazioni contro la fiducia

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(...) all’assemblea la fatica di due notti e due giorni senza dormire e il dispendio di qualcosa come 34mila euro. Ieri Burlando l’ha messa così: «Ho deciso di porre la fiducia in solitudine: immaginavo che se la finanziaria non fosse passata si sarebbe messa in discussione la sopravvivenza stessa della giunta. Di fronte a una valanga di ordini del giorno vuoti, che non volevano entrare nel merito ma solo impedire di approvare il provvedimento, ho deciso per la fiducia». Il centrodestra l’ha presa malissimo: «Sarebbe bastato dirlo subito, invece di farci parlare per 40 ore e poi zittirci con una brutalità inaudita».
Adesso l’opposizione chiederà l’impeachment per Ronzitti «per la sua conclamata parzialità»: lo prevede l’articolo 19 dello Statuto regionale, può esser chiesto da un quarto dei consiglieri. Poi scatterà lo «sciopero bianco»: sul Dpef in discussione oggi in aula e sulla legge di Bilancio il centrodestra chiederà la parola su tutto, articolo per articolo, rallentando quei lavori che la maggioranza spera di chiudere entro il 23 dicembre. Su tutto, c’è poi la richiesta al Governo di impugnare la legge che aumenta Irpef e Irap davanti alla Corte costituzionale, ai sensi dell’articolo 127 della Costituzione. I consiglieri del centrodestra hanno consultato un avvocato, Daniele Granara. Un insospettabile, che finora ha difeso soprattutto gli ambientalisti, vincendo tutti i ricorsi al Tar dal dragaggio nel Golfo dei Poeti alle delibere regionali sulla caccia. Lui non ha dubbi: «Il consiglio regionale ha varcato la sua competenza, approvando una legge senza rispettare il procedimento legislativo costituzionalmente e statutariamente previsto». Perché «il nuovo Statuto ancora non ha un regolamento adeguato». E perché la questione di fiducia «prevede una pausa di riflessione per fare le necessarie valutazioni politiche che invece non c’è stata, visto che sono passate solo tre ore fra la richiesta delle fiducia e il voto. E anche il deposito di una mozione motivata che invece manca all’appello».
Ronzitti si è detto «stupefatto» delle critiche: «Mi pare stravagante e singolare che si sollevi la questione di incostituzionalità. Siamo con la coscienza serena». Dice che la norma della fiducia è «autoapplicabile», cioè non richiede regolamento. Aggiunge che i consiglieri del centrodestra «evidentemente hanno una conoscenza vaga dello Statuto», e non sanno che «la Costituzione prevede la pari ordinazione fra lo Stato e le assemblee legislative regionali». A smentirlo ieri ci ha pensato il deputato di An Giorgio Bornacin, annunciando un’interrogazione al ministro degli Affari regionali Enrico La Loggia. «La verità è che per tutto ciò che non è previsto dal regolamento del consiglio regionale fa fede quello della Camera. E quello della Camera dice che la questione di fiducia fa cadere gli emendamenti, vero, ma non eliminina gli ordini del giorno e tantomeno cancella la discussione generale sul provvedimento, come invece è accaduto in via Fieschi. Da ex parlamentare Burlando dovrebbe saperlo». Un’altro dettaglio scomodo per Burlando, ieri lo ha rivelato Matteo Rosso di Forza Italia. Domenica sera infatti, il presidente in aula aveva detto che, colpa o non colpa dei conti lasciati in eredità dalla giunta Biasotti, l’aumento delle tasse è necessario. «Se l’avesse riconosciuto venerdì notte, che la responsabilità non era di Biasotti, noi ci saremmo fermati subito. Invece l’ha detto solo alla fine. E poi dice che siamo noi ad aver preferito la spallata al confronto».
Quando riceveranno gli stipendi di gennaio con le trattenute maggiorate dell’Irpef, i consiglieri del centrodestra chiederanno il rimborso all’agenzia delle entrate e, nella previsione di non ottenerlo, ricorreranno al giudice tributario. L’obiettivo, spiegano, è ottenere una sentenza che ci dia ragione e costringa la Regione a rimborsare tutti i cittadini liguri. Anche perché, oltre al danno la beffa, la manovra colpisce soprattutto le fasce deboli. È il biasottiano Matteo Marcenaro a tradurre per i comuni mortali le aliquote: «Se il signor Rossi guadagna 12.999 euro, ne porta a casa 11.252 sia con l’Irpef attuale sia con quello nuovo, perché rientra nella no tax area fino a 13mila euro.

Il signor Rossi invece, che guadagna solo 2 euro di più, e cioè 13.001 euro, prima della manovra ne portava a casa 11.253, 79, dopo la manovra 11.208, cioè 48 euro in meno. tanto varrebbe che chiedesse al datore di lavoro di togliergli due euro dallo stipendio».

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