
- Che Abc abbia sospeso tal Jimmy Kimmel per le sue parole su Charlie Kirk è un po’ come uccidere Kirk due volte. Lui era il simbolo del free speech e voi, per difenderlo, censurate un comico e il suo programma? Mi pare di un'idiozia sesquipedale.
- L’intervista al figlio di Totò Riina è orribile? Sì, nei contenuti. Andava fatta? Giornalisticamente, sì. Fine. A certi soggetti si può dar diritto di parola, la cosa importante è fare in modo di non trasformarsi in reggi-microfoni.
- L’esposto in procura per la frase di Fedez su Jannik Sinner e l’accento di Hitler è veramente sciocco. Allora: se Jannik si sente offeso, può querelare il cantante e vedremo cosa ne esce. Ma non ha alcun senso che un esponente di FdI, consigliere comunale di Bolzano, presenti un esposto in procura per odio razziale. Ma Fratelli d’Italia non era per la libertà di parola? Per il free speech?
- Mi viene il vomito ogni volta che un politico, per tornaconto personale o per andare contro il nemico di turno, rinnega tutto ciò che fino a cinque minuti prima lui o il suo partito avevano professato. Un po’ di decenza, dai.
- Se Ilaria Salis vive giorni di terrore in vista del voto sull’immunità, me ne dispiaccio. È normale che non voglia rischiare di tornare in galera. Ma attenzione, signori: nel processo contro l’eurodeputata non c’è niente di “politico”, perché lei non era nessuno quando venne messa in carcere e accusata di violenze contro un neonazista. Che poi mi fa ridere: per anni la sinistra ha difeso le procure, tutte, soprattutto quelle italiane, quando mettevano sotto indagine il politico (di destra) di turno, anche quando le ipotesi accusatorie erano evidentemente farlocche. E ora invece si sono trasformati in garantisti solo perché nei guai c’è l’amichetta loro. Mah.
- Noi vogliamo bene a Ilaria Salis, però che dal voto sulla sua immunità dipenda il futuro della democrazia è una esagerazione abnorme anche per chi, come gli antifà, è abituato a montare sempre un po’ la panna. La verità è che non c’è nulla di più democratico del voto di un Parlamento per dirimere questioni di immunità. E il voto è democratico se può andare in una direzione oppure nell’altra. Ora, io credo che i parlamentari farebbero bene a votare no e negare il processo, ma è imbarazzante che coloro i quali hanno mandato in Tribunale Salvini per il caso Open Arms ora vogliano salvare Ilaria dal processo per aggressione e pestaggio.
- Ho visto questo video di don Alberto Ravagnani, sacerdote milanese, grande influencer, mezzo milione di “fedeli” virtuali. In pratica il parroco sponsorizza su Instagram integratori per la palestra come una Belen qualsiasi. Sintesi del messaggio: per fare il mio lavoro devo essere in forma nello spirito, nella mente ma anche nel corpo; quindi vai di beveroni con tanto dell’indicazione #adv. Nei commenti, a replica alle tante critiche, Ravagnani sostiene che i proventi andranno ad una qualche attività di evangelizzazione, anche se durante la clip si guarda bene dallo specificarlo (perché?). E soprattutto confronta lo spot commerciale con gli appelli dei parroci a fare offerte, con le feste, i mercatini e le collaborazioni con società del territorio con cui le parrocchie raccattano due spicci per le attività pastorali. Eh no, caro don Alberto. Cambia tutto. Una cosa è andare di azienda in azienda a chiedere loro di sostenere questo o quel progetto, magari mettendo un cartellone pubblicitario di ringraziamento a bordo del campetto da calcio appena ristrutturato o infilando il nome del ristorante di quartiere sul nuovo pullmino dell'oratorio. Una cosa è cucinare due salamelle, organizzare una tombolata o vendere sul sagrato le torte fatte dalle nonne parrocchiane. Una cosa è coprire temporaneamente la facciata di una chiesa in ristrutturazione col logo della società che così contribuisce ai lavori. Tutto questo è accettabile, anche se a volte si esagera. Un’altra cosa, invece, è esporre il parroco in questo modo, spingendo i fedeli a comprare l'integratore (ah: ma sicuri faccia così bene?) di un produttore che avrà versato chissà quale somma per lo spot. Suvvia.
Il vescovo non ha nulla da dire? Immaginate se in tutte le parrocchie milanesi, “per procacciare soldi per le attività di evangelizzazione”, mettessero sul sagrato auto in vendita col parroco che dal megafono grida: “Compra la Panda elettrica, rispetti il Creato a zero emissioni, porti i tuoi figli in sicurezza al catechismo grazie al sistema ABS e con l’infotainment integrato puoi pure ascoltare i podcast di Radio Maria". Vi sembrerebbe serio?