(...) Una tregua, per non perdere loccasione che questi dieci giorni alla Fiera offrono a tutta Genova. Anton Francesco Albertoni, rappresentante degli industriali della nautica, si rivolge principalmente ai sindacati, per chiedere di non organizzare manifestazioni di protesta in questo periodo. Insomma, di rinviare cortei, scioperi, presidi che paralizzino la città e lancino un brutto messaggio ai visitatori. Un discorso di responsabilità che non vuole anestetizzare i problemi che esistono, ma semmai consentire un confronto più costruttivo perché basato su un gesto di buona volontà.
«Sento il dovere di ricordare che il Salone Nautico Internazionale rappresenta un'opportunità unica di lavoro e sviluppo per Genova e il suo territorio che non merita di essere sprecata - esordisce Albertoni - Credo inoltre che sia necessario rispettare l'impegno ed il coraggio delle 1.300 aziende che hanno investito risorse ed energie per essere qui, anche quest'anno, nonostante le difficoltà che il nostro settore sta vivendo. Infine sento il dovere morale di non tradire le speranze e le aspettative delle quasi centomila persone, tanti sono i lavoratori del comparto, che attendono con ansia gli esiti di questa manifestazione per capire se il loro posto di lavoro è al sicuro».
Il punto toccato è fondamentale. La nautica non è un paradiso per ricchi da abbattere, ma una risorsa. È un settore che produce e dà lavoro, esattamente come una qualsiasi fabbrica o una qualsiasi altra impresa, piccola o grande. E che non deve essere boicottata per motivi ideologici. Una protesta ai cancelli, per un espositore, è assai più grave che il mancato arrivo di un ministro o di un sindaco. «I lavoratori della nautica non sono differenti da quelli di altri comparti dell'industria italiana e meritano la stessa attenzione e la stessa solidarietà - evidenzia il presidente Ucina, alla guida di una società, le Velerie San Giorgio, che è un fiore allocchiello per lItalia e questanno taglia il traguardo degli 85 anni di attività - Tra il 2008 e il 2010 l'industria nautica italiana ha registrato una contrazione del fatturato del 45% e gran parte delle aziende sono state costrette a ricorrere, per la prima volta nella storia del comparto, alla cassa integrazione, applicata a circa il 40% della forza lavoro». Ha un senso fare proteste contro altri lavoratori in difficoltà? Ecco perché serve «un'azione di responsabilità sociale che preveda modalità regolari per lo svolgimento di eventuali iniziative di protesta, in modo che queste non vadano a compromettere lo svolgimento della manifestazione».
Non una chiusura alle istanze, ma semmai una mano tesa, proprio come quella rivolta alla città da parte del Nautico. Il presidente di Ucina fa già anche una promessa a quanti stanno passando un momento di grave difficoltà e avrebbero bisogno anche dellimportante vetrina del Salone per sollevare il problema. «Da parte nostra - conclude il suo appello Albertoni - nel pieno rispetto delle altrui istanze, come organizzatori del Salone e come Associazione di Confindustria, ci impegniamo ad adoperarci affinché si possano creare le condizioni per un confronto utile e fattivo con i rappresentanti del governo presenti alla cerimonia inaugurale. Ma anche perché ogni altra visita istituzionale sia condivisa con la massima apertura possibile. Sto lavorando per questo». Niente polemiche, dunque, per fare in modo che il messaggio arrivi in maniera positiva. Esattamente il contrario di quello che ha scelto di fare Marta Vincenzi, decisa a fare polemica fin dal primo giorno.
E se Ucina vuole mettere da parte le polemiche (che pure non mancherebbero), ora tocca alla città dimostrare di volersi davvero aprire al Nautico. Non solo con la serie di pur importantissime iniziative organizzate nellambito di «Genova in blu», ma anche nellatteggiamento concreto delle istituzioni, dei sindacati. Dei genovesi.
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