Telecamere al campo nomadi di via di Salone. Esattamente 27. A circuito chiuso, già installate, allacciate, pronte alluso insomma. È una delle sorprese emerse dal sopralluogo ufficiale effettuato ieri mattina dal consigliere del gruppo misto al Comune di Roma Fabio Sabbatani Schiuma. Le telecamere sono state installate dal V Dipartimento del Comune ben prima della firma del patto di legalità. Delle due luna: o il gabinetto del sindaco segue una strada e lassessore Milano unaltra, oppure qualcuno nella maggioranza teme contraccolpi dallultrasinistra. Oppure cè una terza possibilità: Smeriglio e la Spera sanno perfettamente la situazione e fanno finta di niente. Qual è la verità? La cooperativa che gestisce il campo, la «Bottega solidale», per attivare le telecamere aspetta solo il via libera del V Dipartimento, che a sua volta attende lautorizzazione del garante della privacy. Questione di poco, insomma. «È importante che chi vuole fornire soluzioni sui nomadi sappia di che cosa parla, veda le cose con i propri occhi - afferma Schiuma -. Il campo di Salone è un modello che funziona. Oltre il Raccordo, lontano dallabitato. Coniuga diritti e doveri per i nomadi. Le telecamere? Non capisco che si aspetta ad attivarle. A Roma stanno dappertutto, che cè di strano? A Salone servono solo a controllare che i rom rispettino le nostre leggi».
Ma le telecamere non sono lunica novità. I nomadi di Salone avranno presto una targhetta di riconoscimento. Con nome, cognome, foto. Da portare ben visibile sul petto. Il campo, poco oltre il Raccordo, fra V e VIII Municipio, conta ufficialmente 750 rom. Di fatto però sono quasi il doppio. Fra regolari e clandestini un bel dilemma riconoscere le facce una per una per gli addetti alla sorveglianza della Bottega Solidale: «Con la targhetta sarà tutto più facile. Chi ha il cartellino, entrerà. Chi non ce lha, resterà fuori». A Salone il cancello dingresso chiude alle 23 e riapre solo alle 6 del mattino. Ma di notte è facile fare un buco nella rete o scavalcare il recinto. Con i tesserini dovrebbe essere più facile scovare anche gli intrusi. I tesserini li stanno preparando quelli di Capodarco su incarico del V Dipartimento. Perché loro? «Perché, dicono dalla Bottega Solidale, erano gli assegnatari di Salone, sanno bene chi cè dentro».
Unocchiata al campo. È sterminato, conta 147 container. Su tutti, senza eccezione, spicca lantenna parabolica di Sky. Alcuni rom si lamentano: ogni famiglia deve pagare a una coop collegata a Capodarco 50 euro al mese per la luce. Troppo, secondo loro. Qualche capofamiglia mostra il conto corrente pagato. Dentro linsediamento ci sono due campi di calcetto, grandi gazebo per le feste. I più piccoli hanno la ludoteca e due campi giochi, con scivoli, altalena e biliardini. Magari non è Disneyland, ma nel vicino quartiere Ponte di Nona i bambini romani giocano nella polvere e basta, un parco giochi se lo sognano.
Per Schiuma però il piano di scolarizzazione del Comune, costato una montagna di quattrini, è completamente fallito. E deve cedere il passo alla presa in carico diretta del Comune: «Non basta la richiesta discrizione a scuola e la disponibilità al trasporto.
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