Salute, se i medici non si fidano dei medici

Raccomandano terapie che non seguono, mangiano e fumano più del dovuto, si credono immuni dalle malattie. Ma soffrono di stress e depressione e la percentuale di suicidi è altissima. E qualcuno si aiuta con sostanze proibite

Salute, se i medici  
non si fidano dei medici

Scusi, ma lei come combatte l’influenza, con il vaccino? «Macché io non mi sono mai vaccinato però mi sono beccato il virus in ospedale e così ho dovuto prendere l’antibiotico per presentarmi in corsia». É un medico che parla, presente al convegno «Medico cura te stesso» dedicato alle patologie che colpiscono i camici bianchi. Ci chiede di non scrivere il suo nome, perché non sarebbe raccomandabile un esperto che si cura in modo opposto rispetto a quello che consiglia ai pazienti e cioè vaccinarsi, non prendere l’antibiotico perché l’influenza non è batterio eccetera, eccetera... Eppure chi ci sta di fronte è un bravissimo e stimato professionista. Ma per i dottori vale il proverbio che si usa per le tonache: segui quello che il prete dice e non quello che il prete fa. Lo sa bene il professor Beniamino Palmieri, ideatore del convegno di Milano che ammette: «Effettivamente la categoria che dovrebbe dare il buon esempio non si cura o lo fa in modo empirico, utilizzando campioni di farmaci che gli vengono sottomano».

Insomma, anche i medici si ammalano, ma hanno una certa riluttanza a considerarsi pazienti e solitamente si rifiutano di seguire i consigli che forniscono in studio. E quando si curano, anziché sottostare a un preciso protocollo, tendono a fare autodiagnosi e cercano consulenze informali e confidenziali di «corridoio» presso amici specialisti e colleghi. I dati confermano l’atteggiamento di scetticismo diffuso verso diagnosi e medicine. Il 70 per cento dei medici al di sotto dei 50 anni non si curano, peggio, si trascurano. «I camici bianchi si sentono in una condizione di invulnerabilità e per loro curarsi rappresenta una diminuzione di prestigio – aggiunge Palmieri - ma per me è solo supponenza e presunzione». Dunque, l’umiltà non è una dote tipica della categoria dei medici che, come tutti i comuni mortali, si ammalano. Di cosa? Di un po’ di tutto.

Ma è lo stress la principale causa di patologie come l’ipertensione, la sofferenza cardiovascolare, l’insonnia. Poi c’è la depressione che colpisce, secondo le stime di Palmieri, tre medici su dieci. Non a caso, il tasso di suicidi tra la categoria è più alto rispetto al livello nazionale.
Ci sono però molti medici che sanno gustarsi il sapore della vita. Specie della buona tavola. Ma poi il sovrappeso incide per il 15 per cento sull’intera categoria. Gira anche la droga tra i camici bianchi, cocaina per lo più. Mele marce come dicono i responsabili delle varie branchie della medicina? Non proprio, replica Palmieri: «Soprattutto nelle specialità ad alto stress, alcuni stimati professionisti fanno uso di sostanze che li rendono lucidi e attivi. Lo fanno perché sono convinti di dominare l’assuefazione ma alla fine cascano nella dipendenza».

E poi ci sono le patologie legate al colesterolo, il diabete, gli infarti e i tumori. Umberto Scapagnini ha raccontato alla platea la sua odissea contro il male da cui è riemerso quasi fosse un miracolato. Ora è un uomo più mite, più umanizzato, più avvicinabile. E sicuramente può comprendere meglio il travaglio dei pazienti che soffrono. Una tematica affrontata anche da tre medici italiani autori di un libro «Dall’altra parte» che racconta le loro drammatiche esperienze da malati. Tutti e tre consapevoli di non far parte di una categoria speciale e tutti e tre diventati più umani per necessità. I metodi del dottor House, del resto, non sono graditi da nessuno. La gente preferisce il medico umano, magari con una vena artistica necessaria a scaricare lo stress accumulato in corsia o in sala operatoria.

E il medico ideale è anche uno sperimentatore. Palmieri vuole diffondere l’autosperimentazione di farmaci non validati ma su cui vale la pena di investire: «Esiste un estratto di alga giapponese che sembra avere effetti sulla perdita del potere cognitivo e della lucidità dei pazienti.

Nessuna industria lo produrrà mai e siccome anche noi perdiamo la memoria vale la pena di sperimentarlo sulla nostra pelle assieme ad un altro prodotto a base di acqua di un lago fossile americano che ha proprietà antiossidanti incredibile». Provare per credere.

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