Salute

Quando in ospedale si rischia di ammalarsi

Durante il ricovero si può contrarre una infezione. L'efficacia dei sistemi di controllo

di Luigi Cucchi

Si intensifica la lotta alle infezioni negli ospedali. Negli Stati membri dell'Ue una quota compresa tra l'8% e il 12% dei pazienti ricoverati in strutture ospedaliere soffrono di eventi sfavorevoli mentre ricevono cure sanitarie. L'Oms le definisce «infezioni correlate all'assistenza». Sono generalmente causate da microorganismi presenti nell'ambiente, che di solito non danno luogo a infezioni, ma possono provocarle in pazienti immunodepressi sia durante il ricovero sia dopo la dimissione. Una strada per combatterle è quella di ridurre o eliminare il numero dei microorganismi sulle superfici di oggetti che vengono toccati frequentemente, come maniglie, rubinetti, ringhiere.

In molti ospedali questi accorgimenti sono ancora nel libro dei sogni, mentre sono una realtà nei servizi di moderni ristoranti e bar. In Svezia è stato messo a punto da tempo un nuovo tipo di flusso lamellare mobile che investe il sito chirurgico e il tavolo porta ferri con un flusso d'aria «ultrapulita» riducendo la carica batterica fino al 95%. Nella clinica universitaria di Uppsala, il tasso di infezione dei pazienti operati è sceso dal 5,5% a meno di 0,5%. Uno studio condotto al Selly Oak Hospital di Birmingham ha dimostrato che superfici in materiali a base di rame riducono drasticamente la presenza di microrganismi potenzialmente dannosi che possono entrare a contatto con pazienti, visitatori e personale medico. Lo studio ha concluso che le superfici di oggetti in rame presentano fino al 95% di microrganismi in meno in confronto a oggetti simili, ma fatti in materiali più comuni, come l'acciaio Inox.

Lo studio è stato portato avanti dal professor Tom Elliott, un microbiologo e vicedirettore medico all'University hospitals di Birmingham NHS Foundation Trust, che gestisce il Selly Oak Hospital. Tre ospedali americani sono stati sede di un clinical trial, i cui dati preliminari hanno mostrato una diminuzione del 97% dei batteri patogeni sugli oggetti in rame e una riduzione del 40,4% del rischio di contrarre un'infezione nosocomiale da parte del paziente. Il problema è ancor più grave se si considera la crescente inefficacia della terapia antibiotica verso tutti quei microrganismi multiresistenti che si sviluppano negli ospedali.

Tipologia delle infezioni. L'80% riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l'apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi). Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte quelle ospedaliere. Tuttavia, negli ultimi anni si sta assistendo a un calo di questo tipo di infezioni (insieme a quelle della ferita chirurgica) e a un aumento delle batteriemie e delle polmoniti.

L'aumento delle infezioni sistemiche è la conseguenza di un graduale aumento dei fattori di rischio specifici, in particolare l'uso abbondante di antibiotici e di cateterismi vascolari. I pazienti ricoverati in Unità di terapia intensiva hanno un rischio di contrarre una o più infezioni correlate all'assistenza da 5 a 10 volte superiore rispetto a chi è ricoverato in altri reparti, sia per fattori di rischio intrinseci (immunodepressione) sia estrinseci (esposizione a procedure invasive). Numerosi studi hanno dimostrato la riduzione della frequenza di infezioni in terapia intensiva dopo l'attivazione di sistemi di sorveglianza e interventi mirati a migliorare le misure di controllo.

È già stato organizzato un sistema di sorveglianza regionale delle infezioni in terapia intensiva finanziato dal Centro per la prevenzione e controllo delle malattie del ministero della Salute italiano.

Commenti