Tumore alla prostata, l'olfatto del cane per scoprire la malattia

Studiosi e veterinari stanno addestrando due esemplari di pastore tedesco e pastore belga a riconoscere l’urina di pazienti malati

Pastore tedesco
Pastore tedesco

Non avranno i camici bianchi e nemmeno uno stetoscopio appeso al collo, ma i cani, è l’auspicio, potrebbero presto essere degli utili collaboratori dei medici nella diagnosi del tumore alla prostata. Il progetto è stato presentato nel corso del 19° Congresso nazionale degli urologi, a Genova fino a sabato.

Lo studio, appena partito, è condotto da Gianluigi Taverna dell’Istituto clinico Humanitas in collaborazione con il Tenente colonnello Lorenzo Tidu del Centro militare veterinario dell’Esercito e patrocinato dallo Stato Maggiore della Difesa. Al momento gli studiosi e i veterinari stanno addestrando due esemplari di pastore tedesco e pastore belga a riconoscere l’urina di pazienti malati. La seconda fase del progetto, invece, consisterà nel fare individuare agli amici a quattro zampe i reperti di soggetti malati e a ignorare quelli di persone sane. "L’obiettivo finale - spiega il dottor Taverna - è quello di capire quale sia l’elemento riconosciuto dall’animale per potere così creare una sorta di ’naso artificialè, uno strumento da laboratorio da usare ovunque". La ricerca vedrà impegnati un migliaio di pazienti, volontari, del centro Humanitas. Gli animali, ovviamente, non gireranno in corsia e nemmeno nei laboratori, ma resteranno nel centro cinofilo nazionale di Grosseto dove verranno inviati i campioni.

Ma come funziona lo studio? "L’urina degli uomini malati - prosegue Taverna - ha un odore particolare e specifico che cani addestrati sono in grado di percepire e riconoscere". I primi studi risalgono al 1996 e grazie all’esperienza di diversi ricercatori le osservazioni sono oggi solide scientificamente e molto incoraggianti. I cani addestrati in questo studio sono quelli usati nella ricerca delle mine e per le loro caratteristiche hanno dimostrato di avere un successo del 100%. "Questi animali - sottolinea il tenente colonnello Tidu - attraverso un addestramento basato su sistemi a rinforzo positivo e tramite il clicker training, saranno in grado di individuare tramite l’olfatto i campioni urinari provenienti da soggetti affetti da tumore prostatico e segnalarli all’addestratore mentre dovranno ignorare i campioni di controllo, ossia quelli provenienti da uomini sani". Un progetto rivoluzionario e che, nei primi studi ha già dimostrato l’affidabilità della diagnosi al 90%.

"Ma non vogliamo creare false speranze - conclude Pierpaolo Graziotti, neo presidente di Auro e direttore dell’Unità operativa di urologia dell’istituto Humanitas - o il falso mito del cane in corsia, come negli aeroporti. Il messaggio è quello del buon senso e della volontà di migliorare sempre di più le capacità diagnostiche".

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